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Cuffie per bambini: cosa sono? Ne abbiamo bisogno? Perché?

David Lee
1.2.2019
Traduzione: Leandra Amato

Il mondo ha bisogno delle cuffie per bambini? Che differenza c’è rispetto alle cuffie per adulti? Oggi do uno sguardo a un tipo di cuffie che fino ad oggi erano per me un mistero.

Thomas Wüthrich, il nostro responsabile marketing per i prodotti audio, mi fa notare che esistono anche le cuffie per bambini. In effetti ricordo bene quella volta che la mia collega Livia ha testato un paio di incantevoli cuffie-unicorno. Ma che il nostro assortimento pullulasse di dozzine di cuffie per bambini mi era del tutto estraneo.

Mi sono fatto un’idea di tutta la faccenda: se tuo figlio ascolta la storia di Kasperli per la 3985154^ volta e ancora non ne ha abbastanza, allora nasce l’urgenza di avere un paio di cuffie. Non per il bambino, ma per te.

Bene: supponiamo che tu voglia alleviare i nervi. Perché non prendere semplicemente una cuffia per adulti? In altre parole: qual è la differenza tra cuffie per bambini e cuffie per adulti? Te lo dico subito: vado a prenderne un paio di entrambe.

Differenza numero uno: le dimensioni

Anche le cuffie per adulti hanno varie dimensioni e un unico modello non si adatta a tutte le teste. Le HP Omen Mindframe sono decisamente troppo grandi per Kevin, il nostro tester.

Questo vale soprattutto per i bambini, ovviamente. La maggior parte delle cuffie per bambini è dotata di un archetto: regolabile, ma ovviamente non all’infinito. JVC specifica un'età minima di tre anni per le sue cuffie.

Secondo il produttore, non c'è un'età massima, e infatti anche io (adulto) posso indossare le sue cuffie per bambini. Sono visibilmente più piccole delle mie Sennheiser Momentum 2, ad esempio, ma possono essere regolate con una certa ampiezza.

Trovo le JVC HA-KD5 molto scomode, non per le dimensioni, ma perché sono fatte di plastica dura tranne che per i cuscinetti auricolari. Le JBL Junior JR300 sono imbottite anche sull’archetto e i padiglioni sono girevoli. Non solo si adattano meglio alla forma della testa, ma possono anche essere ripiegate e riposte in modo da farti risparmiare spazio.

Differenza numero due: il design

Cuffie per bambini eccezionali, le mie figlie le adorano.
Paplito60

Le JBL azzurro chiaro, naturalmente disponibili anche in rosa, sono quasi decenti rispetto alle JVC. In tram quasi me ne dimentico.

Entrambe le cuffie vengono consegnate con adesivi molto simili con cui i bambini possono decorarle. Dal punto di vista pedagogico, gli adesivi a forma di lettere delle JVC mi sembrano più utili del logo delle JBL.

Differenza numero tre: il limite del volume

Differenza numero quattro: il prezzo

In media, le cuffie per bambini costano molto meno dei modelli per adulti. Probabilmente perché i bambini le rompono più in fretta. O, almeno, questo è quello che pensano i genitori. O, almeno, i produttori pensano che i genitori la pensino così. A proposito, le JVC mi sembrano le più robuste.

La qualità sonora delle JBL mi sembra superiore, ma entrambe sono buone rispetto al prezzo. Niente a che vedere con cuffie per adulti di fascia alta. Ma i bambini ci sentono meglio! Non dovrebbe essere il contrario?

Differenza numero cinque: i cavi

I cavi delle cuffie per bambini sono molto corti: per le JVC di 80 cm e per le JBL di un metro. Dovrebbero essere a misura di bambino. Non capisco. Forse, i produttori li fanno apposta così corti per risparmiare. Ma il problema si risolve subito: ordina anche una prolunga o la versione Bluetooth delle cuffie.

Conclusione: non lasciare i tuoi figli da soli con un paio di cuffie per bambini

Sì, le cuffie per bambini sono necessarie: è giusto che i marchi pensino anche ai più piccoli, progettino cuffie più piccole e proteggano le loro orecchie più sensibili limitandone il volume massimo. Il problema è che in realtà il volume massimo vale solo per dispositivi mobili; se hai un impianto stereo, non puoi lasciare tuo figlio da solo, perché il limite può essere superato. I produttori di cuffie per bambini dovrebbero pensarci.

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Il mio interesse per il mondo IT e lo scrivere mi hanno portato molto presto a lavorare nel giornalismo tecnologico (2000). Mi interessa come possiamo usare la tecnologia senza essere usati a nostra volta. Fuori dall'ufficio sono un musicista che combina un talento mediocre con un entusiamso eccessivo. 


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