Test del prodotto

Auricolari Pixel Buds: si può fare di meglio

Philipp Rüegg
5.3.2018
Traduzione: Leandra Amato

Con questi auricolari senza fili Google ha alzato l'asticella, ma fatica a tener testa alle proprie ambizioni. Come sono questi Pixel Buds?

Google non si limita più al software. Dopo gli «smart speaker», gli smartphone e i portatili, l'azienda si è lanciata sugli auricolari intelligenti: i Pixel Buds. Queste cuffiette wireless si controllano con la voce o tramite superficie tattile, Google Assistant è integrato direttamente nelle cuffiette e possono tradurre in tempo reale. Almeno in teoria. Il nostro test dimostra che, nella pratica, c'è ancora del lavoro da fare.

All’inizio, tutto bene

Installazione, qualità del suono e Google Assistant

La qualità del suono mi ha davvero colpito. Rispetto alle Sennheiser è sicuramente un po’ piatto, ma considerando che l’audio delle Momentum è abbastanza neutro, questa impressione forse è soggettiva. A parte questo, mi è piaciuto il suono ricco e soprattutto i bassi incredibilmente potenti su tutto lo spettro acustico.

Il microfono incorporato può essere utilizzato anche per chattare con Google Assistant, ad esempio per chiedergli di leggerti gli ultimi messaggi. Questa funziona si limita agli SMS. Per quanto riguarda WhatsApp, e-mail, ecc., Google Assistant può leggerli solo se i messaggi sono appena arrivati.

Dietro le quinte, va tutto a rotoli

Le cuffie si adattano abbastanza naturalmente all'orecchio, ma dopo un po’ la pressione sull’orecchio destro ha iniziato a farmi male. Niente di grave, però.

La funzione tattile reagisce molto bene, ma non se indosso i guanti. Inoltre, è un po' troppo sensibile e viene attivata per errore ogni volta che indosso o mi tolgo i Pixel Buds. Non è una cosa così fastidiosa se stai ascoltando la musica, ma per i podcast diventa un problema, perché ci metti un attimo a perdere la posizione.

Tanto rumore per nulla

In sostanza, direi che Google Translate funziona sorprendentemente bene. I Pixel Buds, al contrario, ne frenano le potenzialità e non portano valore aggiunto.

Conclusione: vorrei dire che mi piacciono, ma...

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Da bambino non mi era permesso avere console. Solo con il PC di famiglia, un 486, mi si è aperto il magico mondo dei videogiochi. Oggi di conseguenza compenso in modo esagerato. Solo la mancanza di tempo e denaro mi impedisce di provare ogni gioco esistente e di riempire la mia libreria con rare console retrò. 


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