Retroscena

Un piccolo verme svela i segreti dell’invecchiamento

Patrick Bardelli
12.5.2022
Traduzione: Martina Russo
Collaborazione: Claudio Viecelli
Immagini: Thomas Kunz

Il Caenorhabditis elegans è un nematoda, ovvero un piccolo verme per il 60% geneticamente simile all’uomo, che subisce un processo di invecchiamento molto affine al nostro. Il tutto in sole tre settimane. Questo lo rende particolarmente interessante per la ricerca.

Sulle tracce del processo di invecchiamento

Le rughe del viso si fanno più profonde, le ossa più fragili: in una parola, invecchiamo. Ma perché succede questo? È possibile ritardare in modo attivo l’invecchiamento biologico? E se sì, come?

E che cosa succede se la cellula non si divide?
In questo caso la cellula usa tutte le sue energie per riparare i danni esistenti invece che per riprodursi.

Quindi, o c’è la crescita e quindi la riproduzione e il relativo processo di invecchiamento, oppure la cella non si divide e quindi vive più a lungo?
Crescere e ripararsi nello stesso tempo non si può. È una questione di risorse: se ce ne sono a sufficienza la cellula si divide, altrimenti si ripara.

Di che tipi di interventi si tratta?
Ad esempio il digiuno, che hai appena citato. I vermi vivono più a lungo se si riduce l’alimentazione? Quali geni hanno un ruolo in questo contesto e che cosa succede se «disattiviamo» questi geni? Il verme vive davvero più a lungo? In questo modo è facile per noi trasferire queste conoscenze agli uomini.

Ma il verme vive davvero più a lungo?
Si è riusciti, ad esempio, a raddoppiare la durata della vita di alcuni nematodi da tre a sei settimane.

Una scansione ogni ora

Questo, però, avveniva in passato. Oggi i nematodi si osservano allo scanner. Una volta ogni ora, per 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Per farlo si usano comuni scanner che vengono modificati: ogni scanner ha 16 vassoi e su ognuno di questi si trovano tra i 70 e i 100 vermi. Si usano dieci scanner in tutto, quindi ogni ora vengono scansionati al massimo 16 000 vermi. In un tempo brevissimo è disponibile una valanga di dati.

Quindi la tua ricerca non punta soprattutto ad aumentare il più possibile gli anni di vita, ma ad aumentare la salute?
Esatto: si tratta principalmente di qualità, non di quantità della vita. L’obiettivo è invecchiare restando il più possibile sani.

Si pongono, però, anche questioni di carattere etico. È giusto intervenire in un processo naturale?
Perché no? Vogliamo invecchiare in salute, non allungare artificialmente la vita. Vogliamo una buona qualità della vita in vecchiaia. Ecco perché facciamo ricerca.

Uno sguardo al futuro

A parte quello che la scienza ci potrà regalare in futuro, già oggi è chiaro che troppo spesso non prestiamo la dovuta attenzione al nostro corpo. Un’alimentazione sana, più movimento, meno stress e un ambiente intatto possono allungare già oggi la nostra vita. Queste sono informazioni che dobbiamo, tra le altre cose, anche al Caenorhabditis elegans.

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Da giornalista radiofonico a tester di prodotti e storyteller. Da corridore appassionato a novellino di gravel bike e cultore del fitness con bilancieri e manubri. Chissà dove mi porterà il prossimo viaggio.


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