
Test del prodotto
Recensione Play Suisse: bella idea, realizzazione deludente
di Luca Fontana
Pierre-Adrian Irlé è project manager e intraprenditore di Play Suisse, la nuova app per contenuti in streaming della SSR. In questa intervista risponde non solo alle mie domande, ma anche ai commenti della Community di digitec e di Galaxus.
Una recensione che ha fatto scalpore. Fino a Leutschenbach e Ginevra, per l'esattezza. È proprio qui che si trova la sede centrale della radiotelevisione svizzera, ed è qui che è nata «Play Suisse», la nuova piattaforma streaming della SSR.
Il progetto è diretto da Pierre-Adrian Irlé, che mi contatta quasi istantaneamente quando la mia recensione di Play Suisse viene pubblicata online.
Nella sua e-mail mi dice che vuole discutere del mio articolo, ma non per correggere le informazioni al suo interno. Anzi: Irlé è interessato a ricevere un feedback. Vuole sapere esattamente cosa ha funzionato e cosa no. Accetto, ma a una condizione: voglio intervistarlo. Non sono l'unico ad avere domande. Anche i nostri lettori vogliono chiedergli un paio di cose, come dimostrano i commenti alla recensione.
Pierre-Adrian Irlé è d'accordo.
Pierre, sei il responsabile – ovvero il manager di progetto – di Play Suisse. Utilizzi servizi di streaming?
Pierre-Adrian Irlé: Certo! Tra le altre cose, guardo HBO Now con una VPN (ride).
Davvero? Posso scriverlo nell'intervista (ride)?
Certo, non c'è problema. Ho vissuto negli Stati Uniti per qualche anno. Ora che sono tornato in Svizzera, utilizzare una VPN è l'unico modo che ho per continuare a guardare i miei show d'oltreoceano preferiti. L'accesso ai contenuti in streaming non è semplice, anzi, rappresenta una vera e propria sfida per l'industria dei media.
A parte questo, consumo spesso contenuti su Netflix. Mi è piaciuto molto «The Last Dance» di Michael Jordan. Ora invece sto guardando la quarta stagione di «The Crown» con la mia ragazza. E poi YouTube: l'algoritmo è pazzesco, ormai non devo più cercare nuovi video attivamente. A parte quelli di Adam Ondra, un climber straordinario che pubblica video nuovi ogni settimana.
E poi c'è Play Suisse. Una sorta di hub per film, serie e documentari svizzeri, soprattutto per le produzioni della SSR. Allora perché manca «Il Becchino»?
Arriverà, te lo prometto! Nelle prossime settimane verranno aggiunte tutte le sette stagioni. Il motivo per cui non abbiamo incluso «Il Becchino» al momento del lancio dell'app è uno, anzi due.
Da un lato, tutti i contenuti disponibili su Play Suisse devono essere sottotitolati nelle lingue nazionali tedesco, francese e italiano sin dall'inizio. È un'operazione che richiede molto tempo. Inizialmente, per velocizzare le cose, abbiamo pensato di generare i sottotitoli in modo completamente automatico, ma la qualità era davvero pessima. Ora invece facciamo controllare (e sistemare) i sottotitoli generati prima da un team di traduttori, poi da un revisore.
E il secondo motivo?
Poi abbiamo anche un altro problema: le sponsorizzazioni. Sono un artefatto della televisione tradizionale, ma noi non siamo legalmente autorizzati a pubblicare annunci online. Ecco perché le sponsorizzazioni sono ancora più importanti. Specialmente con la pubblicità indiretta (o Product Placement), in cui deve essere indicato chiaramente chi è lo sponsor principale di ogni contenuto.
Tuttavia, nelle serie, lo sponsor principale varia non solo da una stagione all'altra, ma anche da una regione linguistica all'altra. Dobbiamo prima sviluppare uno strumento adatto a gestire questa situazione.
«Il nostro team Play Suisse è organizzato come una piccola start-up indipendente all'interno della SSR».
La SSR produce molti contenuti eccellenti, e tutti devono essere sottotitolati. Io, ad esempio, guardo molti documentari e reportage su Play Suisse e raramente rimango deluso.
Grazie mille. Sì, ci impegniamo a produrre contenuti di qualità. Secondo me sono una specie di miniera d'oro. Ora non ci resta che imparare a scavare ancora più a fondo e portarli davanti al pubblico.
Molti dei nostri lettori sono rimasti delusi dopo il lancio dell'applicazione. La critica che ho letto più spesso – e che ho condiviso nella mia recensione – è che l'app sembra incompiuta.
Comprendo pienamente la critica e soprattutto la delusione degli utenti. Penso che i problemi siano due: da un lato, sono delusi dalla mancanza di alcuni contenuti che vorrebbero vedere su Play Suisse. Dall'altra, sono insoddisfatti delle funzioni che esistono ma non funzionano correttamente.
Sì, direi che è così.
Il nostro team Play Suisse è organizzato come una piccola start-up indipendente all'interno della SSR. Siamo in pochi e abbiamo un budget relativamente modesto. Insieme, intorno a settembre 2019, abbiamo iniziato da zero e nel giro di pochi mesi abbiamo creato il sito e l'applicazione Play Suisse.
Da zero? Come avete fatto?
In parole povere, abbiamo lavorato con «moduli» tecnologici che costituiscono i diversi livelli della nostra app: servizi cloud, piattaforme di back-end e dati, e motori di sviluppo. Cose del genere. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo lavorato con partner esterni.
Il front-end, invece, l'abbiamo sviluppato completamente all'interno dell'azienda. Quindi il codice ci appartiene, rimane a noi e non viene condiviso con partner esterni. Proprio come i dati personali di cui abbiamo bisogno per l'algoritmo di ricerca che, a sua volta, suggerisce contenuti ai nostri utenti.
*Quindi non avete comprato una soluzione «white label» pronta all'uso.*
Esatto. Volevamo essere noi a determinare la «roadmap». A fissare gli obiettivi e la visione, e a decidere cosa deve essere pronto e quando, e in quale ordine affrontare quali sfide.
La funzione profili multipli che hai citato nel tuo articolo, ad esempio, è un'opzione che vogliamo sviluppare e offrire ai nostri utenti. Tuttavia, non l'abbiamo considerata come una caratteristica fondamentale per il lancio. Come ti ho detto il nostro team è piccolo e le nostre capacità limitate, quindi abbiamo dovuto gestire le priorità in un certo modo.
Ad esempio?
Sappiamo che la maggior parte degli spettatori della SSR non consuma i contenuti tramite l'app (Play SRF), ma tramite web. Ecco perché per noi era importante che Play Suisse funzionasse alla perfezione nel browser.
... e solo in un secondo momento in TV?
Esatto. La nostra visione è chiara: Play Suisse deve poter essere consumata sui grandi schermi. Ecco perché abbiamo testato e lavorato molto con Android TV ed Apple TV. Siamo anche riusciti a vincere Swisscom TV come partner per il lancio. Al momento siamo in trattativa con UPC, Sunrise e altri piccoli operatori via cavo.
Siamo anche in contatto con produttori TV come Samsung e Panasonic. Vogliamo che la nostra applicazione sia disponibile anche nei loro negozi, ma ci vorrà un po' di tempo. Come ho detto prima, è questione di priorità.
Hai parlato di molti test su Android TV.
Sì. La difficoltà principale con Android è che il suo mercato è estremamente frammentato. In altre parole, non si comporta allo stesso modo ovunque. Android TV su un TV Panasonic è diverso da Android TV su un TV Sony o un set-top box come NVIDIA Shield. Sono tutti fattori di cui tenere conto durante i test.
A proposito, questo è il motivo per cui Play Suisse è molto più stabile su Apple TV (come hanno commentato i tuoi lettori sotto la tua recensione). Infatti, il sistema operativo Apple è molto meno frammentato e quindi l'app è molto più prevedibile sui dispositivi Apple.
... ma tutti i problemi con Android TV erano evidenti, nonostante i test. Perché non aspettare ancora un po' e lanciare Play Suisse quando sarebbe stata completamente sviluppata?
Sarò sincero. Siamo rimasti sorpresi dalla quantità di errori e bug che sono saltati fuori quando abbiamo lanciato l'app.
L'abbiamo testata a lungo nel nostro ambiente di prova. Play Suisse sembrava molto più completa. Poi è arrivato il lancio, che ha portato a galla problemi di cui non conoscevamo nemmeno l'esistenza. Solo allora ci siamo resi conto di quanti bug avremmo riscontrato.
Apprezzo la tua onestà, Pierre.
Grazie. Il problema è che gli utenti non sono in grado di sapere se un problema esiste solo su Android per Panasonic o su tutte le versioni di Android. E perché dovrebbero? Non è colpa loro. Non possono saperlo. Abbiamo sottovalutato quanto sarebbero state diverse le esperienze e quanto quelle esperienze sarebbero state comunque attribuite all'app nel suo complesso.
In effetti capire queste cose è il nostro lavoro, ma non quello dei vostri utenti.
Esatto. Ma per noi di Play Suisse, questa è un'opportunità. Nella tua recensione hai scritto che potrebbero passare mesi prima che l'app sia in uno stato accettabile. Una tempistica normale in questi casi. Noi però vogliamo dimostrare che siamo molto più veloci. Questo è un punto molto importante della nostra strategia.
Vogliamo portare un cambiamento di mentalità nelle persone.
Un cambiamento di mentalità?
Quando abbiamo lanciato Play Suisse, sapevamo che l'app non era ancora pronta. Certo, come ti ho appena detto pensavamo che fosse «più pronta», ma la nostra filosofia è che Play Suisse non sarà mai completamente sviluppata fintanto che l'app esisterà e sarà in uso.
Questa filosofia mi suona familiare. Walt Disney disse la stessa cosa nel 1955 quando aprì il suo primo Disneyland. Il giorno dell'inaugurazione, non c'era quasi niente che funzionasse. La stampa lo criticò duramente. Disney, tuttavia, insisteva che il parco non sarebbe mai stato finito e che avrebbe continuato ad espandersi fintanto che fosse stato utilizzato. Fu la sua ricetta per il successo. All'epoca, totalmente rivoluzionaria.
È questo il nostro spirito. Vogliamo essere agili, veloci, meno burocratici e più pragmatici. Vogliamo prendere il feedback dei nostri utenti, capire dove sono i problemi, le preoccupazioni più pressanti, e implementare le soluzioni molto più velocemente rispetto agli standard.
In altre parole: vogliamo sviluppare l'app in collaborazione con i nostri utenti in modo che sia all'altezza delle loro aspettative. Dopo tutto, non sviluppiamo Play Suisse per noi stessi (ride).
Detta così, sembra un'ottima filosofia.
È anche per questo che volevo parlarti subito dopo la pubblicazione del tuo articolo, Luca. Il feedback ci motiva. Accettiamo volentieri le critiche, e poi sorprendiamo le persone con aggiornamenti rapidi ed efficaci.
A proposito, hai già installato l'ultimo aggiornamento?
Sì, fammi provare un attimo l'app. In effetti si avvia molto più velocemente. Anche se potrebbe essere ancora un po' più veloce (ride). Uhm. Fino a settimana scorsa non riuscivo ad aggiungere titoli a «La mia lista». Bene, vediamo... OK, ora funziona. Wow.
Questo è esattamente ciò che intendo. Vogliamo che i nostri utenti si accorgano che non ci vorranno mesi prima che l'applicazione funzioni correttamente. Vogliamo essere trasparenti, ammettere i nostri errori e risolverli molto più velocemente di quanto la maggior parte delle persone si aspetti da un colosso come la SSR.
Il famoso cambiamento di mentalità...
Sì, penso che questa mentalità sia qualcosa di nuovo. In genere, gli utenti si aspettano un prodotto finito che funzioni alla perfezione. L'app Play Suisse è diversa. E, per capirlo, è necessario cambiare mentalità. Non solo tra gli utenti, ma anche all'interno dell'azienda, della SSR.
«La nostra filosofia è che Play Suisse non sarà mai completamente sviluppata fintanto che l'app esisterà e sarà in uso.»
È per questo che la SSR ti ha portato in azienda? Secondo il tuo profilo LinkedIn, sei entrato a far parte della SSR a maggio 2019.
Molto probabilmente. Ho lavorato nell'industria dei media per molti anni. Come consulente strategico, ad esempio, in Europa e negli Stati Uniti, ma anche come produttore e regista presso la mia azienda in Svizzera. Mi piace quando il mio lavoro combina creatività, imprenditorialità e strategia in modi inaspettati.
Ora sono qui per portare questa nuova filosofia, che è molto più vicina al pubblico e al suo immediato feedback, alla SSR.
E di feedback ne avete ricevuto abbastanza, sia nel Google Play Store che nell'App Store. Quali sono i commenti che hai letto più spesso, personalmente?
«Perché non esiste un'app per il tablet?» La risposta è sempre la stessa: priorità. All'inizio, la versione di Play Suisse sviluppata per il browser per noi era molto più importante. Anche chi ha un tablet può usare Play Suisse in un browser.
Quello che non sapevo è che tutte le app per smartphone nell'App Store sono disponibili anche per tablet. E, se non sono ottimizzate, hanno un design e un'usabilità terribile. Questo significa che dobbiamo preparare l'app per tablet di Play Suisse molto più velocemente di quanto avessimo previsto. Ecco perché sarà pronta tra qualche settimana, forse prima.
Tutto qui?
Molti utenti vorrebbero il supporto in Chromecast e AirPlay. Ci stiamo lavorando e prevediamo di completarlo entro le prossime due o tre settimane. Poi raccoglieremo il feedback e agiremo di conseguenza. Faremo un po' di test, errori e poi altri test, passo dopo passo. Anche questo fa parte del cambiamento di mentalità.
Sembri motivatissimo. Non ti ha scalfito neanche un po' tutto questo feedback negativo?
Sì e no. Non abbiamo ricevuto solo cattive recensioni, ma anche del feedback positivo. Sai, siamo tre sviluppatori front-end, uno sviluppatore back-end e due Data scientist. Poi c'è chi si occupa del marketing, dei contenuti e della traduzione. Quindi un totale di 17 persone. Il nostro team è modesto.
Insieme, negli ultimi quattordici mesi, abbiamo creato l'app e il catalogo da zero, lavorando notte e giorno finché non ci siamo riusciti. Ne sono estremamente orgoglioso. Naturalmente, sappiamo di non essere Netflix. Eppure questa è la qualità che le persone si aspettano da noi. Netflix però ha qualche dipendente in più!
Fammi fare una ricerca veloce su Google. Allora, secondo alcune statistiche nel 2019 Netflix aveva 8600 dipendenti.
Esatto (ride). È difficile soddisfare sempre queste aspettative. E, dopo tutto questo lavoro, le opinioni negative non ci lasciano del tutto indifferenti; è normale, siamo umani. Ma siamo anche molto motivati. A soddisfare le aspettative e poi a superarle.
Quali sono stati i maggiori ostacoli all'inizio?
Quando sono entrato nella SSR, poco più di un anno fa, ho dovuto prima capire come funziona l'azienda. Dopo tutto stiamo parlando della più grande azienda mediatica della Svizzera, fondata quasi 100 anni fa. La lentezza burocratica è presente in molti aspetti ed è difficile cambiare le vecchie abitudini. Capisci cosa intendo?
Assolutamente. Lavoravo per Kuoni.
E poi ci sono io, il nuovo arrivato, con la mia start-up, che voglio cambiare le cose. Prima di poterlo fare, ho dovuto imparare tutto quello che c'era da imparare sull'azienda.
Poi ho eseguito vari benchmark per scoprire in cosa eccellono gli altri servizi di streaming, in cosa sono meno bravi e cosa potremmo adattare per la Svizzera, un piccolo paese con quattro lingue nazionali e molte altre sottoculture.
Sembra un piano molto elaborato. Hai un esempio concreto?
Sì, le Key Visual. Sono le piccole miniature che vedi per ogni contenuto consigliato. Sono estremamente importanti. La maggior parte degli utenti decide se proseguire con la riproduzione o meno in base all'immagine piuttosto che alla descrizione.
Così abbiamo sviluppato uno strumento che scansiona tutti i contenuti e identifica screenshot di buona qualità, né troppo scuri né troppo chiari, che mostrano oggetti, luoghi o persone interessanti. Per ogni contenuto, lo strumento offre venti suggerimenti. Poi abbiamo aggiunto i titoli. A differenza di molti servizi di streaming, non volevamo usare ovunque lo stesso carattere e la stessa dimensione. Volevamo lasciare spazio alla varietà.
Wow, è un sacco di lavoro per un team così piccolo.
Proprio così. Ora sai cosa intendo per «mesi di fatica». Senza contare il fatto che era comunque importante non allontanarsi troppo dallo stile visivo di piattaforme come Netflix e simili, a cui ormai siamo abituati. Non possiamo fare tutto in modo radicalmente diverso solo per far apparire la piattaforma diversa.
E quali sono i grandi ostacoli che vi attendono?
Raccogliere, valutare e mettere in pratica tutto il feedback. Ad esempio i problemi di performance di cui hai parlato prima, la difficoltà di creare sottotitoli e, più in generale, i bug.
La buona notizia è che possiamo risolverli. Se il design di base dell'app non fosse buono avremmo un problema serio, che il nostro modesto team non sarebbe in grado di risolvere rapidamente. Per fortuna, però, la maggior parte degli utenti sembra soddisfatta sotto questo aspetto.
A proposito di soddisfazione, dove vorresti vedere Play Suisse tra due anni?
Il nostro obiettivo a lungo termine è di essere lì dove sono i nostri spettatori. Non vogliamo che debbano venirci a cercare, non è il loro lavoro. Ma, come ho detto, siamo già in contatto con aziende importanti come UPC, Sunrise, Samsung, Panasonic e via dicendo.
Per quanto riguarda i processi, vogliamo riuscire a rendere i contenuti fruibili molto più velocemente. Se otteniamo i diritti per «Il becchino» oggi, ad esempio, dovrebbe essere su Play Suisse già domani. Attualmente abbiamo bisogno di tempo per creare sottotitoli, Key Visual e descrizioni dei contenuti. Tutto sempre in tre lingue. In futuro, ci affideremo sempre più alle nuove tecnologie basate sull'IA per abbreviare i tempi.
E i contenuti?
Dal punto di vista dei contenuti, stiamo lavorando a nuove collaborazioni. Al momento stiamo dando la priorità ai contenuti della SSR, lavorando a stretto contatto con i registi e produttori svizzeri.
Vogliamo valutare se esiste la possibilità di collaborare con altre emittenti, come il canale tedesco Arte, o con i festival di cinema internazionali. Soprattutto ora che molti festival sono stati annullati a causa della pandemia. Il mio sogno sarebbe quello di portare il Montreux Jazz Festival nel salotto degli svizzeri.
La SSR ha già una piattaforma streaming, Play SRF. Perché prendersi la briga di creare una nuova applicazione?
Due motivi. Il primo è che Play SRF è un prodotto lanciato circa otto anni fa, quindi la tecnologia su cui si basa è vecchia e, in ogni caso, troppo legata alla televisione tradizionale. Ad esempio, il notiziario è disponibile direttamente su Play SRF non appena viene trasmesso. Play SRF viene usata principalmente come strumento di «back-up» nel caso in cui l'utente si sia perso una trasmissione. Ecco perché abbiamo voluto sviluppare qualcosa di nuovo, con nuove tecnologie meno legate alla televisione lineare.
E il secondo motivo?
Se avessimo preso e aggiornato l'applicazione esistente, non l'avremmo potuta modificare come volevamo. Non ci saremmo potuti prendere troppi rischi e non avremmo avuto spazio di manovra per fare i test, perché l'app è già in uso. Il rischio di fare qualche disastro sarebbe stato troppo grande.
Quanto costa sviluppare un'applicazione come questa?
Il nostro budget è di 5 milioni di franchi all'anno. Questi fondi vengono utilizzati non solo per la ricerca e lo sviluppo, ma anche per la manutenzione dell'infrastruttura, la creazione di sottotitoli e le royalty che paghiamo per il contenuto. Sono proprio queste ad assorbire la maggior parte del budget.
Per quanto tempo un contenuto come questo rimane disponibile su Play Suisse?
Da circa sei mesi a tre anni. Dopodiché, il contenuto scompare oppure estendiamo le licenze. Direi che non è poco. Se un utente aggiunge un titolo alla sua lista, ha tre o quattro mesi per guardarlo.
OK. Aspetta un secondo. Alla fine di settembre, la SSR ha annunciato un piano di risparmio di 50 milioni di dollari. Entro il 2024, 250 persone perderanno il posto di lavoro. Allo stesso tempo, la SSR lancia questo nuovo grande progetto.
So dove vuoi arrivare, e la tua obiezione è assolutamente legittima. Ti spiego:
da un lato, la SSR riceve meno soldi di prima a causa del «No Billag». Dall'altro, a causa della pandemia, deve fare a meno di fondi provenienti da pubblicità e sponsorizzazioni. Soprattutto a causa dell'annullamento di eventi importanti come i Giochi Olimpici o i Campionati Europei di Calcio. Tutto questo ha portato al piano di risparmio.
«Il mio sogno sarebbe quello di portare il Montreux Jazz Festival nei salotti svizzeri.»
Voi però potete continuare a sperimentare?
Corretto. Tuttavia dobbiamo contestualizzare il nostro budget di 5 milioni di euro. Alla SSR si parla di un budget complessivo di 1,6 miliardi di franchi all'anno. Noi con 5 milioni e 17 persone sviluppiamo Play Suisse.
Capisco. Le mie ultime due domande erano volutamente un po' provocatorie.
Com'è giusto che sia. Uno scambio «blando» non serve a nessuno. Lasciami aggiungere un'altra cosa sul nostro budget. La SSR attualmente è in fase di trasformazione: da semplice televisione a servizio online.
Ma una trasformazione del genere richiede denaro. Non possiamo cambiare la SSR senza investire. E dobbiamo poterlo fare nonostante il piano di risparmio. Se continuiamo sulla stessa strada, senza cambiare niente, tra qualche anno nel confronto internazionale saremmo messi ancora peggio. Allora ci renderemo conto che abbiamo perso il treno, ma sarà troppo tardi per rimediare.
Sono curioso di seguire gli sviluppi di Play Suisse. Molti dei nostri lettori ritengono che i contenuti della SSR siano destinati a un pubblico più anziano e non ai giovani che utilizzano i servizi di streaming.
Anche questa è una critica legittima. Al momento non c'è un budget che possiamo influenzare direttamente per le produzioni interne. Questo è il compito del canale, che attualmente ha a disposizione circa 32,5 milioni di franchi svizzeri all'anno per lo sviluppo e la produzione di una vasta gamma di progetti con produttori indipendenti.
Ma questa è certamente una questione da affrontare in futuro. Non ci dispiacerebbe un giorno avere il nostro budget per le produzioni di Play Suisse.
Nel frattempo, dovete sottostare alle proposte della «casa madre».
Non esattamente. Quello che possiamo fare è analizzare il nostro pubblico. Abbiamo scoperto che circa la metà del potenziale pubblico di Play Suisse è il pubblico attuale della televisione tradizionale SSR.
L'altra metà è costituita da persone che hanno perso il legame con la SSR. Per la maggior parte sono giovani che nel frattempo sono passati a Netflix, Sky e via dicendo. O semplicemente persone che non hanno mai guardato un contenuto SSR nella loro vita. Vogliamo che Play Suisse diventi la piattaforma streaming di riferimento per le produzioni svizzere e i contenuti culturali di alta qualità. Il nostro obiettivo è quello di essere all'altezza di Netflix, non di sostituirlo.
Dando spazio a registi giovani, coraggiosi e sconosciuti?
Assolutamente! Voglio dire, Play Suisse è il terreno perfetto per loro. Disney+, Apple TV e via dicendo difficilmente acquisterebbero contenuti di questo tipo, al di fuori del mainstream. O, se lo facessero, non li metterebbero di certo in prima linea. Detto questo, non vedo altri attori internazionali che investono in progetti d'arte in Svizzera.
«Il mio sogno sarebbe quello di portare il Montreux Jazz Festival nei salotti svizzeri.»
Sembra fantastico, ma anche un po' ipocrita. La SSR generalmente trasmette questi programmi a mezzanotte, e non in prima serata.
Proprio per questo la finestra offerta da Play Suisse è così importante. Possiamo intervenire laddove il canale o servizi come Netflix sono assenti e fornire un palcoscenico alle produzioni indipendenti svizzere ancora invisibili.
Anche se sono sconosciute e quindi non portano necessariamente traffico sulla piattaforma? La SSR lo permette?
A chi importa! Siamo un servizio pubblico. E siccome non siamo una televisione tradizionale, non dipendiamo dalle quote e dai soldi della pubblicità. È proprio questo il bello di Play Suisse. Dobbiamo e possiamo correre rischi, e vogliamo approfittarne al 100%.
Play Suisse potrebbe quindi diventare un promotore di film svizzeri? Da un punto di vista internazionale, il cinema svizzero non viene molto considerato. Si sente parlare di produzioni islandesi, danesi o svedesi molto più spesso.
Ottima domanda. Per fare davvero la differenza, Play Suisse e le sue offerte dovrebbero essere disponibili anche all'estero. Ma con il nostro budget attuale, non possiamo permettercelo, perché ti i diritti e le licenze dovrebbero essere acquistati anche per i mercati e i territori esteri.
Ma quello che possiamo fare è dare al cinema svizzero e alle sue produzioni indipendenti e sconosciute un palcoscenico adeguato, almeno nel nostro paese.
«A chi importa! Non siamo una televisione tradizionale, non dipendiamo dalle quote e dai soldi della pubblicità.»
Pierre, di cosa pensi che abbia bisogno il cinema svizzero per attirare l'attenzione internazionale?
Se conoscessi la ricetta, probabilmente non sarei qui (ride). In generale, però, penso che alla Svizzera manchino i «big country problems» necessari a raccontare storie credibili che attirino l'attenzione anche all'estero. Se confrontiamo i nostri film con quelli americani o francesi, scopriamo personaggi con problemi che lì sono plausibili, ma qui no.
Non sono sicuro di seguirti...
Ti faccio qualche esempio. Investigazioni su larga scala che coinvolgono diverse autorità di polizia e si estendono all'estero, esplosioni, imminenti attacchi terroristici, cospirazioni politiche che minacciano la struttura del mondo; «Big country problems», insomma. Cose del genere non sarebbero credibili in Svizzera, anche se esistessero davvero. Ma sono proprio questi i temi che attirano l'attenzione all'estero.
Allora cosa possiamo fare?
Concentrarci su storie molto locali, ma credibili. Le storie migliori sono quelle che riguardano cose che non ci piacciono di noi stessi. Cose di cui non ci piace parlare. Quelle sono le storie che interessano alle persone.
«Platzspitzbaby», ad esempio.
Esatto. Oppure «Frieden - Il prezzo della pace», attualmente disponibile su Play Suisse. Una storia che fa luce su un tema storico di cui la Svizzera non va fiera. Altri temi potrebbero essere la produzione di armi o i Verdingkinder, i bambini-schiavi in Svizzera tra il 1880 e il 1950. I film che trattano questi argomenti spesso hanno successo; ma, proprio perché non ci piace parlarne, molti registi e produttori trovano difficile farlo.
Cosa ne pensi delle accuse secondo cui la promozione culturale in Svizzera elargisce più fondi per la produzione cinematografica che per la produzione di sceneggiature?
Questo è un altro motivo per cui il cinema svizzero fatica a farsi un nome. Senza buone storie, non ci sono buoni film. In Svizzera mancano istituzioni che insegnino ai giovani a scrivere sceneggiature, a raccontare storie e a svilupparsi.
Forse è proprio la professione a non esistere. In Svizzera, nessuno può vivere di sole sceneggiature.
Ho un'idea per una sceneggiatura: una cantante pop fallita e un disabile dal grande cuore aiutano una nonna a fare coming out. La figlia li aiuta. Titolo: EFFETTI COLLATERALI. Cosa ne pensi?
Oh mio Dio.
OK, non è proprio farina del mio sacco. L'ho generato con lo «Schweizer Film Generator». Che tra l'altro è uno strumento del Late Night Show «Deville» della SSR. Potrebbe suggerire qualche bella idea.
Buona fortuna (ride).
C'è ancora qualcosa che non ti ho chiesto, ma che vorresti condividere con me e con i nostri lettori?
Sì, con piacere. Penso che criticare la SSR (per qualsiasi cosa) sia diventato un po' uno sport nazionale. Ma credo che con Play Suisse possiamo davvero far passare un messaggio e dimostrare che possiamo fare le cose in modo diverso.
Certo, non siamo perfetti. E sicuramente facciamo errori. Ma fa tutto parte della nostra filosofia. Per realizzare e pubblicare l'app, così come la conosci oggi, abbiamo dovuto infrangere molte regole interne. Spero che ne sarà valsa la pena.
Accettiamo critiche e feedback, anche con piacere. Se riusciamo a mostrare agli utenti che siamo in grado di reagire velocemente e che possono contribuire allo sviluppo di Play Suisse, allora riguadagneremo la loro fiducia. In fin dei conti, facciamo tutto questo per loro.
Grazie per aver partecipato a questa intervista, Pierre.
Grazie a te.
Pierre-Adrian Irlé è responsabile di Play Suisse, la nuova piattaforma streaming nazionale della SRG SSR. In precedenza, ha lavorato come produttore cinematografico e televisivo, autore e regista.
Il suo portfolio comprende la serie televisiva Station Horizon e il lungometraggio All that Remains. Ha lavorato anche presso la società di consulenza manageriale globale Arthur D. Little, dove ha iniziato la sua carriera come consulente, poi consulente senior e direttore dei media.
Ha conseguito la laurea in management presso l'Università Bocconi di Milano e un MSc in International Business presso la HEC di Parigi. Oggi, Pierre-Adrian non solo sviluppa Play Suisse, ma si diverte anche a scalare le montagne.
La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot».