Recensione

«Kingdom Come Deliverance 2» alla prova: più Medioevo di così non si può

Philipp Rüegg
3.2.2025
Traduzione: Martina Russo

In «Kingdom Come Deliverance 2» ho trovato il mondo medievale più credibile che abbia mai sperimentato in un gioco. L’Impero Boemo è rozzo, sudicio e semplicemente fantastico.

Avevo intitolato la recensione della prima parte «Così autentico che quasi senti l’odore del letame dei cavalli». Diciamo che quel titolo usciva dritto dalla scuola di clickbait del mio vecchio datore di lavoro, Watson. Ma in sostanza l’affermazione è corretta.

Nel 2018, lo studio ceco Warhorse ha pubblicto «Kingdom Come Deliverance», un imponente gioco medievale open world che puntava tutto su autenticità e realismo. Nonostante l’aspirazione al realismo, il gioco era innanzitutto un gioco di ruolo e non una simulazione. Esattamente come il secondo capitolo, che rende il gioco più accessibile e completo pur restando fedele ai principi di base.

Lo zio di Hans è membro del movimento di resistenza ed è fedele a re Venceslao, il legittimo sovrano dell’Impero Boemo, che però è tenuto prigioniero dal fratello Sigismondo. Il compito di Hans è consegnare, insieme a Henry, un importante documento a un potenziale alleato.

La storia in realtà è molto lineare, ma ho perso il filo più volte. Ci sono troppi nomi, titoli nobiliari e città da tenere a mente. Tuttavia, gli intrighi politici sono avvincenti e, soprattutto, raccontati in modo credibile. Tra l’altro, perché la maggior parte dei personaggi è modellata su figure storiche, così come la storia e la geografia.

Camminare su un sentiero che costeggia un piccolo fiume e scorgere di colpo un castello pittoresco in cima a una collina mi fa andare in brodo di giuggiole. Se escludiamo le distanze, che per motivi legati alla tecnica del gioco, sono significativamente più brevi rispetto alla realtà, non c’è nessun altro titolo che catturi l’atmosfera medievale in modo migliore e più autentico di «Kingdom Come Deliverance 2».

I PNG danno un contributo decisivo all’autenticità di questo mondo medievale. Se li urto, se mi trovo accanto a loro mentre chiamo il mio cavallo con un fischio o se mi comporto in modo sospettoso, reagiscono alle mie azioni. Nelle prime ore mi sono sentito davvero a disagio quando sono entrato nella casa di un povero falegname a rubare un liuto o quando ho causato la morte di qualcuno che mi aveva sorpreso mentre mi aggiravo furtivamente.

La cosa bella è che nella versione in lingua inglese sono presenti numerose persone che parlano in tedesco. Simulano vari commercianti o altre persone tedesche che allora si trovavano in Boemia. Questi personaggi mescolano anche l’inglese e il tedesco, il che rende il tutto ancora più autentico.

Dove gli sforzi per garantire autenticità possono essere considerati uno svantaggio è nella versatilità del mondo di gioco. «Kingdom Come Deliverance 2» si svolge in Boemia ed esclusivamente in Boemia. Il paesaggio è per lo più verde, collinare e ricco di boschi di latifoglie. Qui cercherai invano un cambio radicale di scenario, ad esempio un paesaggio innevato, un deserto o una palude.

La forgiatura e l’alchimia sono le uniche professioni che Henry conosce bene. Non è di certo un tuttofare. Queste professioni le conosce perché le ha imparate nella prima parte del gioco e non soltanto perché ha usato dei punti in un albero dei talenti. Che comunque esistono anche in «Kingdom Come Deliverance 2». Questo alla fine è sempre un gioco di ruolo, anche se la gestione del sonno e del cibo a volte ricorda un gioco di sopravvivenza.

Quando i nemici cercano di appoggiare le loro lunghe scale, io tento di spingerle via. Se la cosa non riesce, seguono lotte frenetiche sui camminamenti delle mura. Per respingere l’attacco alla porta principale lancio massi sulle teste dei nemici sottostanti.

Segui sempre il tuo fiuto

Come è tipico degli open world, c’è molto da fare anche al di fuori della storia principale. Fortunatamente, «Kingdom Come Deliverance 2» è molto lontano dal «map barf» tipico di Ubisoft. Nei villaggi ci sono di solito solo una, massimo due missioni secondarie che comunque non mi vengono proposte in modo forzato.

Essere un buon oratore è quasi sempre un vantaggio. In linea con il detto «l’abito fa il monaco», se indossi abiti belli e particolarmente puliti il tuo fascino ne guadagna. Al contrario, la gente si tappa il naso se cammini per le strade grondante di sangue e maleodorante, o se ti dimentichi di indossare i pantaloni. E sono cose che succedono.

A proposito di naso: durante il mio vagabondare nelle due zone di Trosky e Kuttenberg, mi sono fatto spesso guidare dal mio fiuto. Anche se la missione principale ti indirizza verso i luoghi di interesse più noti, c’è sempre qualcosa da scoprire lontano dalla strada maestra. Una volta ho partecipato alla «caccia al diavolo» in una miniera abbandonata. Un’altra volta, grazie a una leggenda su un folletto acquatico, ho trovato un’ascia d’argento autentica.

Se non fossi stato sotto pressione perché dovevo scrivere la recensione, non avrei mai usato la funzione di viaggio rapido. Attraversare a cavallo paesaggi pittoreschi è troppo bello. Anche se il viaggio rapido a volte è interrotto da incontri casuali che, se non avessi usato questa funzione, forse mi sarei perso.

«Kingdom Come Deliverance 2» mi è stato fornito da Plaion. Ho provato la versione per PC. Il gioco è disponibile dal 4 gennaio per PC, PS5 e Xbox Series X/S.

In breve

Una vera festa medievale

«Kingdom Come Deliverance 2» è un gioco incredibile. Sebbene di giochi open world ce ne siano ormai a bizzeffe, l’ultimo lavoro di Warhorse è di un altro livello. Un mondo talmente vasto e ricco di dettagli, che coglie in modo così perfetto il fascino del Medioevo, non ha eguali. Ci troverai sontuosi manieri, enormi accampamenti militari e placidi villaggi in cui abiteresti volentieri.

Mi ci sono perso per quasi 70 ore di fila, senza annoiarmi o stancarmi nemmeno un po’. Altri titoli del genere spesso mi stancano a causa dei tanti compiti monotoni, come la costante raccolta di bottini o la fastidiosa gestione dell’inventario. «Kingdom Come Deliverance 2» adotta un approccio più tranquillo e rinuncia agli espedienti ad effetto. Non ci sono draghi volanti, non faccio i salti mortali all’indietro quando combatto e se voglio forgiare una spada devo dedicarmi attivamente a questa attività.

Anche la storia è rimasta avvincente fino alla fine. È un continuo saliscendi con intrallazzi politici, battaglie sanguinose e rapine stealth modello «GTA V».

Se ti piace anche solo lontanamente il Medioevo, ami esplorare mondi di gioco aperti e non ti disturba se le cose vanno un po’ più per le lunghe, ti raccomando caldamente di provare «Kingdom Come Deliverance 2».

Pro

  • Mondo medievale autentico
  • Grafica spettacolare
  • Storia emozionante
  • Sistema di combattimento divertente
  • Non eccessivamente pieno di meccaniche o compiti

Contro

  • Talvolta manca un po’ di tensione
  • Alcune quest sono basate sul sistema «trial and error»

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Da bambino non mi era permesso avere console. Solo con il PC di famiglia, un 486, mi si è aperto il magico mondo dei videogiochi. Oggi di conseguenza compenso in modo esagerato. Solo la mancanza di tempo e denaro mi impedisce di provare ogni gioco esistente e di riempire la mia libreria con rare console retrò. 


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