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«Kingdom Come: Deliverance»: così autentico che quasi senti l’odore del letame dei cavalli

Philipp Rüegg
19.2.2018
Traduzione: Leandra Amato

I giochi di ruolo ambientati nel Medioevo di solito sono associati ai draghi e alla magia, ma non è questo il caso di «Kindgom Come: Deliverance». Warhorsen Studios, uno studio di sviluppatori di videogiochi della Repubblica Ceca, si basa sull'autenticità anziché sulla fantasia e permette ai giocatori di sperimentare uno scenario familiare da una nuova prospettiva.

Il Medioevo, quello vero. A parte che non è reale

La pazienza non è una delle mie virtù di gamer, ma in questo gioco non mi infastidisce dover percorrere distanze più lunghe a piedi. Anzi, mi pare di fare piacevoli passeggiate. Mi piace l'ambiente che mi circonda e mi diverto ad assorbire ogni dettaglio. Le persone svolgono il loro lavoro quotidiano e il mondo è (per lo più) molto vivace.

Compiti che hanno un senso

La vita nel Medioevo è dura

Henry deve mangiare e dormire regolarmente. Dovrebbe anche fare attenzione che le mele e le frittelle nel suo inventario non si ammuffiscano. Altrimenti, può avere un’intossicazione alimentare, che ha un effetto negativo sulla salute. Dovresti anche stare attento a non fargli raccogliere per abitudine tutto ciò che non riesca a trasportare facilmente. Se Henry viene beccato a rubare, finisce in prigione e questo ha un effetto negativo sulla sua relazione con i PNG.

La tecnologia è una spada a doppio taglio

Solo le animazioni dei volti sembrano un po’ legnose. Fortunatamente, le voci dei personaggi in inglese compensano quasi del tutto.

Conclusione: un viaggio nel Medioevo, un po' turbolento ma decisamente degno di essere vissuto

Purtroppo, la grafica eccezionale richiede un hardware piuttosto costoso, e diversi bug rovinano un po’ l'esperienza di gioco. Il gioco non è un titolo puramente AAA. Se ti piacciono i giochi un po’ rudi, in «Kingdom Come: Deliverance» scoprirai un gioco estremamente ambizioso, apprezzato anche da chi non è un fan del Medioevo.

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Da bambino non mi era permesso avere console. Solo con il PC di famiglia, un 486, mi si è aperto il magico mondo dei videogiochi. Oggi di conseguenza compenso in modo esagerato. Solo la mancanza di tempo e denaro mi impedisce di provare ogni gioco esistente e di riempire la mia libreria con rare console retrò. 


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