Recensione

«Battlefield 6» alla prova: ritorno agli antichi fasti

Philipp Rüegg
9.10.2025
Traduzione: Martina Russo

Finalmente «Battlefield 6» offre di nuovo una campagna single-player coinvolgente, anche se non proprio al livello di «Call of Duty». Ma il punto di forza è la modalità multiplayer, che è assolutamente convincente.

Con «Battlefield 6», lo studio svedese Dice vuole tornare ai fasti di un tempo. Ecco perché ha incluso una campagna epica che però non è stata sviluppata direttamente da Dice, bensì da Criterion e Motive. Perché a «Battlefield 6», in realtà, sta lavorando un'intera armata che va sotto il nome di Battlefield Studios. Il quarto studio dello squadrone è Ripple Effect.

E in effetti la strategia sta dando i suoi frutti. «Battlefield 6» non offre solo una campagna dalle tante varianti, ma anche una modalità multiplayer che, per la prima volta dopo tanti anni, mi fa vivere di nuovo quello che solo «Battlefield» ti fa vivere, ovvero combattimenti di massa caotici in cui non so mai cosa succederà dopo, tranne che mi ritroverò con un grande sorriso stampato in faccia.

«Battlefield 6» è ambientato nel 2027. La NATO è vicina al collasso e l'esercito privato PAX Armata vuole prendere il potere. Nell'arco di nove missioni in qualità di membro della Dagger 13, un'unità speciale statunitense, cerco di scongiurare l'imminente catastrofe.

Sfrutto la fisica della distruzione anche nei combattimenti in mezzo alle case. Quando irrompo in una casa a più piani, sfondo letteralmente la porta bussando con il lanciagranate. Nemmeno i soffitti e le pareti sono al sicuro quando arrivo io.

Nessuna delle missioni mi lascia davvero a bocca aperta, ma tutte mi offrono un'azione ad alto tasso di divertimento. Le missioni che mi rimarranno più impresse nella memoria sono quelle con i veicoli. Assaltare una spiaggia con un anfibio ti ricorda un po' il leggendario livello Normandia di «Medal of Honor». Qui però sono ben protetto dentro a una spessa armatura, mentre prendo di mira i soldati a piedi del nemico.

Mentre attacco una base della PAX, alterno l'uso del carro armato alla marcia a piedi. Qui la campagna sembra quasi un combattimento multiplayer. Una miriade di soldati si lancia all'assalto del campo di battaglia disseminato di macerie, velivoli rombano sopra le nostre teste e mezzi blindati leggeri attendono di essere fatti saltare in aria dal mio lanciagranate.

È un po' seccante che alcuni momenti particolarmente spettacolari si svolgano solo negli intermezzi. Ad esempio, al culmine di una missione su una diga, posso solo assistere al momento in cui la mia squadra si cala con le corde e tutto salta in aria.

La campagna offre qualche ora di intrattenimento poco coinvolgente. Non sarebbe stato male avere un po' meno pathos. Gli avversari non brillano per finezza tattica. Per lo più attraversano il campo di battaglia in fila indiana o sostano in piedi davanti a finestre e balconi, come in un calendario dell'Avvento aperto. E i volti hanno l'espressività dei manichini. Ma la campagna è solo l'antipasto per il piatto forte: la modalità multiplayer.

Durante la fase di test, i server erano online solo in determinati orari con un programma predefinito da EA. Ma la cosa non mi è bastata per giocare abbastanza in tutte e quattro le classi. Quello che posso dire con certezza è che era da «Battlefield 3» che non mi divertivo così tanto con il multiplayer.

Il Geniere usa invece le mitragliatrici, ripara i veicoli ed è fondamentalmente più efficiente nell'uso e nella distruzione dei veicoli. Tra i suoi gadget, oltre ai lanciarazzi e alle mine, c'è anche un robot mobile, che però viene sbloccato solo al livello 40.

Il soldato addetto al rifornimento preferisce usare le mitragliatrici. Grazie a un defibrillatore, rianima prontamente i compagni caduti. Con la sua sacca dei rifornimenti ricarica la vita, le munizioni e i gadget per sé e per i giocatori che gli stanno vicino. Può anche portare con sé un lanciagranate, un sistema di intercettazione granate o uno scudo di protezione.

Tutte e quattro le classi hanno due percorsi di addestramento per stili di gioco alternativi. Il tutto si sblocca tramite sfide specifiche per ogni classe. L'addetto al rifornimento diventa così più forte in attacco, perdendo però le sue capacità curative. Il soldato d'assalto, invece, si rigenera da solo, subisce meno danni dovuti alle cadute e i membri della squadra che si schierano con lui ricevono un potenziamento per due secondi.

Ogni classe dispone di armi specifiche con cui è particolarmente efficiente. Tutte, però, si possono attivare e selezionare. A meno che il server di gioco non abbia attivato l'opzione «Closed Weapons».

Scelgo il Ricognitore soprattutto quando vengo costantemente ucciso da altri cecchini. In sostanza, rispondo al fuoco con il fuoco. Ma anche i gadget dei droni sono divertenti, perché la maggior parte dei giocatori guarda raramente verso l'alto e il ronzio si perde nel rumore generale della guerra.

Scelgo il soldato d'assalto, infine, quando sono in fase offensiva e voglio soprattutto sparare. Lo uso anche per aiutare la mia squadra con iniezioni di adrenalina o con la scala, che mi ha permesso più di una volta di avvicinarmi furtivamente a una finestra non sorvegliata.

I campi di battaglia di «Battlefield»

Le mappe sono il nucleo centrale di ogni gioco multiplayer. Quasi ogni «Battlefield» ne ha almeno una che è diventata la più amata dal pubblico. Wake Island, Karkand, Arica Harbor o Caspian Border scatenano anche in me sentimenti forti. Tra le nove mappe di «Battlefield 6» ce n'è senz'altro qualcuna candidata a scalare la top ten.

Il gioco offre la giusta combinazione di caos e tattica, a cui contribuisce anche il sistema denominato «Kinesthetic», in pratica il modello per i movimenti. Posso sbirciare da dietro le sporgenze, arrampicarmi sui muri, appendermi ai carri armati o trascinare i miei compagni fuori dalla zona di pericolo durante la rianimazione. Questo rende il gioco molto più dinamico rispetto ai capitoli precedenti.

La mancanza di differenziazione non mi ha mai dato fastidio. Non mi importa in quale modalità gioco: sono tutte divertenti perché il principio di base del gioco funziona.

E se questo non bastasse, c'è di nuovo Portal. Questo non ha nulla a che vedere con i leggendari giochi rompicapo di Valve, ma è un tool che permette di creare modalità di gioco personalizzate: livelli giocabili solo con un martello, oppure in cui ogni colpo è letale e anche livelli personalizzati con NPC e script.

La performance, invece, è sempre convincente. Con il massimo livello di dettaglio, la risoluzione 4K e senza alcun upscaling, con un RTX 5090 e un Ryzen 7 9800X3D raggiungo quasi sempre i 120 fps. Il titolo funziona senza problemi anche sulla PS5 Pro di Domagoj. Mentre sulla console Sony il gioco raggiunge in genere dai 100 ai 120 fps. In situazioni frenetiche può scendere fino a 90, ma grazie al VRR le fluttuazioni non si notano.

Il sound design è potente come sempre e quando, dopo una partita vinta, parte la classica melodia del titolo «Battlefield», non posso fare a meno di canticchiarla ogni volta.

«Battlefield 6» uscirà il 10 ottobre per PC, PS5 e Xbox Series X/S. La versione per PC mi è stata fornita da EA.

In breve

Ritorno agli antichi fasti

Con «Battlefield 6», la squadra composta dai quattro studi Dice, Criterion, Ripple Effect e Motive ha centrato l'obiettivo. Erano secoli che la leggendaria serie multiplayer non era così coinvolgente. Le quattro classi hanno una giocabilità piacevolmente differente e si completano perfettamente a vicenda. C'è una vasta scelta di mappe che include alcuni potenziali classici. Il modello di distruzione è più dettagliato che mai e invoglia a sparare letteralmente su tutto quello che trovi sulla tua strada.

Poi c'è ancora una campagna che non è esattamente all'altezza dei migliori titoli della serie «Call of Duty», ma offre comunque qualche ora di adrenalinica azione in prima persona – cosa che non trovi molto spesso al giorno d'oggi.

«Battlefield 6» dovrebbe piacere tanto ai nuovi quanto ai vecchi fan. È difficile trovare altrove battaglie così imponenti e caotiche rappresentate in modo così accurato e divertente. A mio parere, è il miglior «Battlefield» di tutti i tempi, anche se «1942» avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.

Pro

  • Campagna coinvolgente
  • Classi diverse tra loro
  • Distruzioni con effetti grafici spettacolari
  • Ottima selezione di mappe

Contro

  • Campagna non a livello di «Call of Duty»
  • Le modalità di gioco potrebbero essere più differenziate

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Da bambino non mi era permesso avere console. Solo con il PC di famiglia, un 486, mi si è aperto il magico mondo dei videogiochi. Oggi di conseguenza compenso in modo esagerato. Solo la mancanza di tempo e denaro mi impedisce di provare ogni gioco esistente e di riempire la mia libreria con rare console retrò. 


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