Recensione: «Love, Victor», la serie gay che Disney non vuole avere
Recensione serie

Recensione: «Love, Victor», la serie gay che Disney non vuole avere

Luca Fontana
3.3.2021
Traduzione: Nerea Buttacavoli

«Love, Victor» racconta la storia di un ragazzo adolescente cresciuto da genitori religiosi, che è il nuovo arrivato a scuola e cerca di capire il suo orientamento sessuale. La serie è commovente e importante. Nonostante il tipico «risciacquo con ammorbidente» Disney.

Una cosa all'inizio: in questa recensione non ci sono spoiler. Leggi solo ciò che è noto dai trailer già rilasciati.


Quasi nessun'altra azienda mediatica nel mondo è così spesso confrontata con l'accusa di essere conservatrice come la Disney. Quindi, se «Love, Victor» avrebbe potuto essere – avrebbe dovuto essere – qualcosa, allora era una dichiarazione.

«Ci ritenete arretrati? Siamo capaci anche di avere coraggio e una mentalità aperta».

Disney ha perso quest'occasione. Non perché «Love, Victor» non possa raccontare la sua storia con sufficiente coraggio, ma perché «Love, Victor» non può raccontare la sua storia su Disney+. Almeno è così negli USA, dove è disponibile su Hulu. Qui non è così – almeno questo. Ma Disney+ «nasconde» la serie sotto Star, il nuovo mondo tematico per contenuti per adulti e non per famiglie, dove si trovano «Deadpool» o «Terminator», per esempio.

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    di Luca Fontana

Ed è proprio questo il punto: il posto di «Love, Victor» non è là, da Star. La serie è troppo importante, troppo bella e – non per ultimo – semplicemente troppo adatta alle famiglie per essere definita come un qualcosa di ripugnante o scandaloso al punto da non poter essere considerata adatta per gli occhi innocenti dei più giovani. Anche il tema principale non lo cambia.

Al contrario.

La scoperta della sessualità

Chi sono io? Questa domanda; la maggior parte di noi la conosce. E persino bene, se ripensiamo agli anni adolescenziali. Victor (Michael Cimino), 16 anni, potrebbe scrivere una canzone a riguardo. Per lui, la questione è molto più esistenziale che per molti altri giovani della sua età. Trovare la risposta, onesta e sincera, significa accettare se stessi. Volersi bene. Farsi valere e affrontare i pregiudizi morali e sminuenti.

Questo perché Victor è gay.

Il fatto che sia il nuovo arrivato alla Creekwood High School non è d’aiuto. Né lo è il fatto che in realtà non è ancora sicuro del suo orientamento sessuale. Gli piacciono i ragazzi? Le ragazze? Entrambi? Parlarne è difficile per lui. Il nuovo arrivato non ha ancora amici. I suoi genitori religiosi? Difficile. Gesù e tutto il resto. In più hanno i loro problemi coniugali da affrontare.

Poi viene a sapere di Simon (Nick Robinson), un ragazzo che fino all’anno scorso frequentava la Creekwood High School e proprio l'anno scorso ha avuto il suo coming out – di fronte a tutta la scuola. Tutti ne sono rimasti contenti, persino i genitori. Un ragazzo fortunato. Così Victor prende il telefono, trova l'account Instagram di Simon e gli manda un messaggio:

«Fottiti, Simon».

Lo spin-off che mette in discussione l’originale

È questo il bello di «Love, Victor». Non mi aspettavo sorprese o colpi di scena. E qualora ci fossero, sono sicuro che sarebbero così kitsch e cliché che i miei occhi arriverebbero dritti in cielo per la violenza con cui li alzerei – pensavo. Come è già successo con «Stargirl», anche su Disney+. Conosci «Stargirl»? Se non lo conosci: non ti sei perso nulla. Davvero.

Ma «Love, Victor» è diverso. Non completamente diverso, ma abbastanza da guadagnare la mia attenzione. A cominciare dal «fottiti» di Victor, che non è solo diretto a Simon, il personaggio, ma anche a «Tuo, Simon», il film.

Aspetta, cosa?

Sotto l'ala degli studi Fox, acquistati dalla Disney, la commedia romantica «Tuo, Simon» è stata realizzata nel 2018. Protagonista: Simon, adolescente, gay. Alla Creekwood High School, nessuno conosce il suo segreto. Poi uno studente fa coming out, in modo anonimo: Blue. Simon inizia un'amicizia epistolare via e-mail. Poi una relazione romantica. Il grande coming out sulla ruota panoramica. Sono tutti felici e contenti – lieto fine.

È stata proprio questa la grande critica di «Tuo, Simon». Che il film sia simpatico e importante per la comunità gay, non lo contesterebbe nessuno. Ma questo non cambia il fatto che la storia è raccontata dal punto di vista di un ragazzo privilegiato, bianco e ricco, il cui intero ambiente è incredibilmente comprensivo del suo orientamento sessuale.

Adatto alle masse? Sì. Poco realistico? Probabilmente.

«Voglio che tu sappia una cosa, Simon. Voglio che tu sappia che sei stato dannatamente fortunato», ha scritto Victor nel suo direct Instagram a Simon.

Victor, latino, si schiera dalla parte dei critici. È una svolta ben pensata dei creatori della serie Elizabeth Berger e Isaac Aptaker, che danno così a «Love, Victor» la raison d'être che spesso manca agli spin-off.

Tutto questo in modo completamente organico: dove Simon nel film sa già di essere gay, ed è per questo che si preoccupa «solo» delle conseguenze del coming out, Victor nella serie deve capire il suo orientamento sessuale prima ancora di pensare al coming out.

Non è così facile.

Il conflitto interiore della gioventù

Mi piace il conflitto interiore di Victor. La sua lotta personale. Le sue paure. Speranze. Delusioni. Per esempio, conosce questa ragazza, Rachel (Mia Brooks). Quando la bacia, ha le farfalle nello stomaco. È normale. Victor è normale. Normale va bene.

Ma poi... poi Victor pensa a Benji (George Sear), un ragazzo apertamente gay che frequenta la stessa scuola. Non ha più le farfalle nello stomaco. Ci sono fuochi d’artificio, come quelli che si vedono al Super Bowl e fanno tremare il mondo intero. Il suo mondo. Il mondo di Victor. Dannazione.

Niente è facile quando hai 16 anni.
Niente è facile quando hai 16 anni.
Fonte: Disney+

Victor potrebbe almeno ammettere di essere bisessuale. Non è così grave come essere esclusivamente attratto dagli uomini. Perché... essendo bisessuale, alla fine gli piacerebbero anche le ragazze. Almeno così rientrerebbe nella normalità, in parte.

Sarebbe comunque normale, no?

A meno che... non abbia avuto qualcosa tipo tabula rasa, essendo il nuovo arrivato, per definire se stesso senza essere giudicato per questo. Sarebbe bello. I nuovi arrivati non hanno una specie di bonus? Per Simon non è stato grave fare coming out. E non era il nuovo arrivato. Al contrario.

«Ma quanto è gay», sente poi i ragazzi dire nello spogliatoio maschile, «Avevate tutta la casa per voi e avete solo limonato?». Frasi apparentemente normali e innocue che vengono fuori in qualsiasi conversazione tra ragazzi. «A questo punto avresti anche potuto fare sesso con un uomo».

Frasi normali.

Ma non per Victor.

A Victor piace Mia. Molto. Ma sarà amore?
A Victor piace Mia. Molto. Ma sarà amore?
Fonte: Disney+

Anche per sua sorella (Isabella Ferreira) la vita non è facile. Le origini latino-americane; viene chiamata «Dora», come la bimba della serie per bambini. A questo si aggiunge la personalità un po’ rozza, per cui si scontra con chiunque. Anche a casa, dove i loro genitori sono alle prese con problemi coniugali.

«Almeno di te non devo preoccuparmi», dice a Victor la madre amorevole (Ana Ortiz).

Victor sorride, ma dentro si sente morire.

La famigliola felice. Gesù veglia da qualche parte.
La famigliola felice. Gesù veglia da qualche parte.
Fonte: Disney+

Posso letteralmente sentire i pensieri di Victor: perché questo Simon ha i suoi genitori perfetti, i suoi amici che gli stanno sempre accanto – il suo lieto fine? Perché tutto dev’essere così dannatamente complicato per me?

Ed ecco che prende il telefono e: «Fottiti, Simon».

La controversa decisione della Disney

Gelosia. È una caratteristica, seppur non prepotente, che viene data a Victor. Lo rende più reale, più tangibile, il che serve a tutti i costi perché spesso la bontà d'animo di Victor è quasi inquietante. Certo, questa sua generosità inizialmente aiuta a renderlo simpatico come protagonista agli occhi dello spettatore. I creatori Berger e Aptaker sono sulla buona strada con questo metodo. Sui dieci episodi di circa 30 minuti ciascuno, però, non avrebbe fatto male dare alla personalità di Victor un po' più di caratteristiche, invece di insistere su quelle che si riconoscono fin dall’inizio.

Lo stesso vale per gli amici e i nemici che si fa nel corso della serie. Per esempio, c'è l’arrogante stella dello sport, la sorella ribelle, il migliore amico/emarginato vivace e frizzante e la cotta con i capelli perfetti. I personaggi sembrano fatti con lo stampino. Senza svelare nulla: sono proprio loro, i personaggi secondari, ad ottenere più profondità con il progredire della serie; non Victor.

«Love, Victor» non è del tutto privo di cliché.
«Love, Victor» non è del tutto privo di cliché.
Fonte: Disney+

Dove «Love, Victor» pecca nell’elaborazione dei suoi personaggi, la serie guadagna punti nella rappresentazione in linea con i valori Disney dei suoi conflitti tabù. Conflitti come l'omofobia o le energie sessuali, che a loro volta sollevano domande sull'amore e il desiderio. Coraggioso – per gli standard della Disney. Mi piace.

Ma allora perché «Love, Victor» è disponibile solo nel settore protetto da password di Star?

Non ne ho idea. Ufficialmente, secondo Entertainment Weekly, la rappresentazione del consumo di alcol, dei problemi coniugali e dell'esplorazione sessuale, avrebbe portato alla controversa decisione della Disney – presa poco prima dell’uscita – di non lanciare «Love, Victor» come originale Disney+.

Non riesco a farmene del tutto una ragione. «Love, Victor» non è sicuramente «Euphoria», dove l'ex stella Disney Zendaya spiega agli spettatori la peculiarità dei dickpic e dove l’ingerimento di pillole di ogni tipo e il consumo di droghe porta a un’autodistruzione così violenta che mentre guardavo, il mio pensiero ricorrente era sempre lo stesso: grazie a Dio non devo più rivivere quei deprimenti anni adolescenziali.

In confronto, «Love, Victor» è innocuo. Sì, gli adolescenti bevono alcol. Ma non si vede esplicitamente. Alle feste in casa, i giovani bevono da bicchieri di plastica rossi. L'unico che è palesemente ubriaco si mette in imbarazzo fino all'osso e deve fare i conti con una sbornia tremenda il giorno dopo. Mi sembra una rappresentazione accettabile di ciò che è il consumo di alcol dei minori.

E per il resto?

Le ragazze parlano del loro seno. I ragazzi dicono la parola «sesso». Ogni tanto si vedono outfit un po’ rivelatori. Ma mai a un livello che definirei «indecente». L’unica scena che va un po’ oltre è quella in cui Benji mostra a Victor come schiumare il latte con una macchina da caffè professionale. Due ragazzi. Faccia a faccia. E la schiuma di latte che schizza in giro. Ahia. Osceno!

Giusto per andare sul sicuro: ero sarcastico prima. La scena è molto dolce.
Giusto per andare sul sicuro: ero sarcastico prima. La scena è molto dolce.
Fonte: Disney+

Effettivamente non c’è niente in «Love, Victor» che è osceno al punto da poter essere definito indecente o addirittura volgare. Nemmeno quando gli adolescenti parlano di sesso o esprimono qualcosa di più fisico di un semplice «mi piaci» con i loro flirt.

Non voglio dipingere Disney così di nero, però. Dopo tutto, la serie c’è su Disney+ qui, anche se in modo indiretto. Eppure la Disney si comporta in modo contradditorio. Da un lato, crea una serie che parla del diventare adulti. Di tutti i sentimenti complicati e confusi che abbiamo avuto quando eravamo giovani e di cui nessuno parla mai. Ed è in una forma che è fatta su misura per il pubblico Disney più giovane, che non ha ancora avuto il permesso di guardare «Euphoria» ma sente comunque il bisogno di parlare.

Ottimo. Davvero ottimo. Ora non sono sarcastico.

D'altra parte, la Disney relega la serie dove è necessaria una password per guardarla. Perché? La Disney etichetta «Love, Victor» come «In fondo sono un po’ troppo oscena» e quindi rende tabù una serie che in realtà vuole andare contro i tabù esistenti. Questo non lo capisco.

Una mossa incredibilmente controproduttiva e, per l’appunto, contradditoria.

Conclusione

Non ho la presunzione di sapere come dev'essere per Victor dover convivere o addirittura lottare con questo tumulto interiore, ma «Love, Victor» fa un ottimo lavoro per farmi capire l'apprensione che ne deriva. Soprattutto perché mostra che la società di oggi è molto più liberale di un tempo – ma è ancora lontana dall'essere priva di tabù.

Suggerimento per saperne di più: guarda il film premiato con l’Oscar «Moonlight» se ti interessa l'argomento in relazione al razzismo. O «Chiamami col tuo nome», più o meno la stessa storia di Victor, ma adattata ad un pubblico adulto.

Costantemente preso dai suoi pensieri, questo Victor.
Costantemente preso dai suoi pensieri, questo Victor.
Fonte: Disney+

Comunque, guardando «Love, Victor» mi sono reso conto che devo badare meglio a come mi esprimo. Ci sono detti, espressioni e gesti che mi sembrano innocui, quasi normali, e che non intenderei mai come discriminatori. Ma la mia controparte non può saperlo.

Voglio fare meglio. «Love, Victor» è stata d’ispirazione. Peccato che la serie non sia stata lanciata in contemporanea a Disney+. Viene aggiunta solo ora, mesi dopo, ora che è finito il trambusto iniziale.


I primi due episodi di «Love, Victor» sono disponibili per la visione su Disney+ dal 23 febbraio 2021. Ogni venerdì che segue verrà rilasciato il prossimo episodio.

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La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot». 


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