Quando una foto è reale?
21/3/2023
Traduzione: Rebecca Vassella
Finora ho sempre avuto chiare aspettative su cosa succede quando premo il pulsante di scatto di una fotocamera. Le ultime controversie sulle foto troppo nitide della luna del Samsung Galaxy S23 dimostrano che devo ricredermi.
«Samsung beccata a falsificare le foto della luna», ho letto di recente in un titolo. A un esame più attento, l'affermazione non è né giusta né sbagliata. Piuttosto, solleva la domanda: quando una foto è reale? Ed è davvero importante?
La luna troppo nitida
Il Samsung Galaxy S23 Ultra scatta foto incredibilmente nitide e dettagliate della luna – quasi troppo. Un utente di Reddit ha scattato una foto della luna a bassissima risoluzione come test. Il risultato dello smartphone è stato un'immagine con dettagli che non esistevano neanche. Ciò ha fatto supporre che l'elaborazione delle foto del Galaxy abbia sovrapposto alle sue foto immagini lunari prefabbricate da un database. Un procedimento plausibile e fattibile, perché noi vediamo sempre lo stesso lato della luna. Il lato è sempre lo stesso nella stessa fase lunare.
Questa spiegazione non è sufficiente, però. Quando lo stesso utente di Reddit disegna con Photoshop un quadrato grigio sulla luna e lo fotografa, anche questo quadrato è visibile nelle foto. Tuttavia, improvvisamente non più uniforme, ma con una struttura lunare. Samsung peggiora la situazione con una dichiarazione. Il produttore parla di «Super Resolution», «AI Deep Learning» e «Detail Enhancement» cercando di classificare la funzione come elaborazione avanzata delle immagini. Tra l'altro, la controversia non è nuova: già due anni fa, immagini simili del Galaxy S21 Ultra avevano fatto discutere.
Nelle immagini della luna di Samsung i confini tra realtà e falsificazione sono labili: il cellulare riconosce la luna in modalità super-zoom, anche se si tratta solo di un'immagine su un monitor o di una stampa. Se poi scatto una foto, il risultato è un'immagine della luna inizialmente sfocata. L'intelligenza artificiale (IA) arricchisce questo materiale di partenza con dettagli provenienti da immagini lunari esistenti. Quindi l'S23 Ultra non sostituisce completamente l'immagine, ma aggiunge ciò che la fotocamera non può catturare per motivi tecnici. Le foto nitide della luna sono quindi accurate, anche se non sono state scattate con il solo telefono cellulare.
Un confine arbitrario
Quindi ora lo smartphone scatta foto della realtà oppure le falsifica? La stessa domanda sorge in altre occasioni: che ne è delle modalità soft skin di alcuni telefoni cellulari? O con TikTok, dove l'IA può ora sostituire il mio intero volto con una versione «più bella» di me, compresa una chirurgia digitale della mascella? Questo è diverso dal ritoccare un brufolo con Photoshop?
Il confine tra falso e reale è arbitrario. Una foto o un video non mostrano mai la realtà, bensì un tentativo di rappresentarla. Un'interpretazione che si avvicina alla percezione dell'occhio umano. Se l'interpretazione si debba avvicinare alla percezione dell'occhio umano o meno è un'altra questione che viene discussa da quando esiste la fotografia. Con le possibilità dell'elaborazione digitale delle immagini, la questione ha assunto una nuova dimensione. E ora, con l'ascesa dei filtri e delle funzioni basate sull'intelligenza artificiale, si sta verificando un altro cambiamento di paradigma.
Non esiste un «giusto» o uno «sbagliato». Tre sono le domande da porsi davanti a un'immagine:
- Qual è lo scopo dell'immagine?
- L'elaborazione delle immagini corrisponde allo scopo?
- L'immagine è onesta?
Lo scopo: documentazione, memoria o arte?
Una foto può avere scopi diversi. A un'estremità dello spettro c'è l'immagine documentaria, come ad esempio il reportage o la fotografia giornalistica. L'obiettivo è un'immagine che influisca il meno possibile e che si avvicini il più possibile alla percezione umana. All'altra estremità c'è l'arte, dove tutto è permesso. In questo caso, un'immagine non deve necessariamente assomigliare al mondo reale. Si tratta solo dell'espressione di una visione creativa.
Tra questi due estremi c'è il resto: foto ricordo di vacanze, ritratti di celebrità, foto di prodotti di una marca di birra. Queste foto sono tutte ancorate alla realtà, ma possono discostarsene in misura maggiore o minore. Non mi interessa se il tramonto sul mio cellulare è identico a quello reale. L'importante è che la foto evochi in seguito ricordi del luogo in cui è stata scattata.
Edit delle immagini: ottimizzazione vs. manipolazione
Una volta chiarito lo scopo, ho aspettative diverse sul modo in cui un'immagine viene elaborata o modificata.
All'estremità documentaristica dello spettro, l'obiettivo è chiaro: mi limito a modificare delicatamente i colori e i valori tonali per rendere la foto il più possibile simile alla realtà. Per i puristi della vecchia scuola già questo è troppo. Penso sia un malinteso, perché anche in tempi di fotografia analogica, i colori apparivano molto diversi da una pellicola all'altra. E nel mondo digitale, ogni immagine è il risultato di una specifica tecnologia del sensore, di un profilo di colore, contrasto e nitidezza specificato dal produttore. L'unica differenza rispetto a uno sviluppo d'immagine è la perdita di controllo. Ciò che non modifico in una foto documentaria, invece, sono le cose strutturali. Anche l'antiestetico traliccio dell'elettricità rimane nella foto.
Anche per un approccio artistico, è facile spiegare le regole: non ce ne sono. Il fotografo svizzero di paesaggi Fabio Antenore realizza immagini iperreali. Li compone a partire da diverse esposizioni e aggiunge effetti di luce in seguito. Gli oggetti che non si adattano esteticamente all'immagine vengono rimossi. Tutto questo non è un problema in questo tipo di fotografia, perché ciò che piace è permesso.
Cosa può fare una copertina di Vogue? Le foto sono di solito il risultato di un'illuminazione elaborata, di un make-up professionale e di un editing approfondito delle immagini. Nella fotografia di moda non c'è spazio per le imperfezioni della pelle, anche la struttura del viso viene spesso ottimizzata. E che dire delle immagini sui social media? Sui profili delle persone influencer di Instagram, vedo un mondo perfetto. La coppia perfetta su una spiaggia perfetta a Bali. Quello che non so è quanto gli strumenti di IA abbiano manipolato l'immagine. Il cielo è ancora quello originale? Le persone sono davvero così belle? La spiaggia era così pulita?
L'onestà: so cosa è successo?
Questa mancanza di conoscenza illustra la vera sfida della fotografia di oggi: la mancanza di trasparenza. «L'immagine è reale?» è la domanda sbagliata. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere «so come è stata generata la foto?».
La risposta a questa domanda è spesso e volentieri «no». Questo diventa particolarmente problematico quando l'aspettativa dello spettatore non corrisponde all'intenzione del fotografo. In alcuni casi, le regole dovrebbero impedire questa discrepanza; ad esempio, posso immaginare che una foto giornalistica non venga manipolata strutturalmente. Se un fotografo altera un'immagine di questo tipo, viola le linee guida di tutte le agenzie fotografiche. In altri casi, il contesto implica l'intenzione della foto. A una mostra di Fabio Antenore, so che le immagini sono destinate a trasmettere sensazioni, non la realtà.
Ma in molti campi non ci sono regole chiare. Quando vedo un ritratto sui social media, in genere do per scontato che la persona abbia quell'aspetto anche nella realtà. Chiunque abbia mai trascorso del tempo su un'app di incontri sa che questo non è necessariamente vero. È colpa della mia aspettativa documentaristica ingenua oppure della persona con le foto ritoccate? Che cosa è normale? Non avrebbe importanza se almeno sapessi qual è lo scopo della foto di quella persona.
Perdita di controllo
La storia della fotografia è sempre stata una storia di ambiguità, inganni e incomprensioni – tra le persone. E ora arriva la luna super nitida di Samsung. Questo cambia di nuovo tutto.
Infatti, rappresenta una dimensione completamente nuova di ambiguità: non solo come spettatore, ma ora anche come fotografo non posso sapere come è stata generata una foto. Cosa succede esattamente nel Galaxy S23 quando lo punto verso il cielo, non lo capisco nemmeno con le spiegazioni di Samsung. Si tratta di una combinazione opaca di esposizioni multiple, elaborazione digitale delle immagini e algoritmi di intelligenza artificiale che aggiungono materiale da un database sconosciuto. Il responsabile «Scene Optimizer» può essere disattivato. Per impostazione predefinita, tuttavia, la funzione è attivata.
La luna nitida è solo la punta dell'iceberg. Lo youtuber Marques Brownlee presenta vari esempi di ottimizzazione delle immagini da parte dell'IA nel video sottostante. Un telefono cellulare di Xiaomi, ad esempio, può ammorbidire la pelle o rendere le labbra più piene. L'iPhone di Apple non cambia ancora le strutture, ma ha da tempo deciso che le ombre sono negative e ricorre a esposizioni multiple quando il contrasto diventa troppo forte. Non posso controllare quando lo fa.
Mi ricredo
Potrei arrabbiarmi per questa perdita di controllo. Ma così facendo, non farei altro che aggrapparmi a un'epoca che sta per finire. Invece, ci ripenso: finora avevo una certa aspettativa su cosa fa una fotocamera quando premo il pulsante di scatto. Adesso non più.
Più gli algoritmi di elaborazione automatica delle immagini migliorano, più intervengono in modo indipendente. In futuro, non scatterò più foto, ma richiederò al mio dispositivo un'interpretazione della scena. A seconda del modello, questo suggerimento cambia. La quantità di intervento dell'IA che trovo lecita è puramente una questione di gusti. Questo non deve essere necessariamente negativo, bensì offre anche nuove possibilità. E ciò che preferiamo in media come collettivo sociale diventa la nuova norma.
Quindi sono foto reali o no? Non mi interessa, il mio unico desiderio è che ci sia più onestà, sia da parte dei fotografi che dei produttori di smartphone.
Immagine di copertina: Fabio AntenoreSamuel Buchmann
Senior Editor
Samuel.Buchmann@digitecgalaxus.chLe mie impronte digitali cambiano talmente spesso che il mio MacBook non le riconosce più. Il motivo? Se non sono seduto davanti a uno schermo o in piedi dietro a una telecamera, probabilmente mi trovo appeso a una parete di roccia mantenendomi con i polpastrelli.
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