Retroscena

Ecco cinque giochi che, dopo un lancio disastroso, hanno riconquistato il favore dei fan

Domagoj Belancic
24.1.2023
Traduzione: Martina Russo

Se al momento del lancio un videogioco non convince del tutto il suo pubblico, è destinato ben presto all’oblio. Eppure ci sono giochi che, dopo una partenza poco brillante, sono riusciti a riconquistare il favore degli appassionati.

Molti studi pubblicano i propri titoli secondo il principio della banana: rilasciano un gioco non finito, che matura e diventa un prodotto finito soltanto nelle mani della clientela. Non tutto, però, va sempre come previsto. Sparatutto con contenuti scarsi, come «Anthem» o «Evolve», e disastri disseminati di bug, come «WWE 2K20» e i remake di «GTA», sono esempi di banane verdi mai giunte a maturazione.

Ci sono però giochi che, dopo un lancio disastroso, sono riusciti effettivamente a riconquistare il favore dei propri fan. Qui di seguito ti racconto cinque storie dei «comeback» più spettacolari che conosco.

«Cyberpunk 2077»: risorto grazie a Netflix

Dopo il lancio disastroso, CD Projekt Red ridusse al minimo la comunicazione rivolta al pubblico e concentrò ogni sforzo in particolare sulla correzione delle problematiche più gravi. Attualmente il gioco è in condizioni tecnicamente accettabili, anche se non ancora perfette.

«Cyberpunk» deve però il suo grande ritorno non al fatto che siano stati corretti i bug, ma soprattutto all’uscita della serie anime «Cyberpunk: Edgerunners» su Netflix.

La ricezione positiva della serie ha quindi avuto conseguenze positive anche per il gioco. Dopo la messa in onda dell’anime, «Cyberpunk 2077», con oltre 130 000 giocatori connessi simultaneamente via Steam, ha battuto il record di CD Projekt Red detenuto da «The Witcher III: Wild Hunt». Il gioco ha superato anche la soglia dei 20 milioni di copie vendute.

«GTA Online»: dal baratro tecnico al successo commerciale

Ormai è quasi impossibile immaginare il mondo dei videogiochi senza «Grand Theft Auto V». La quinta puntata dell’epopea gangsteristica dello studio Rockstar ha venduto oltre 170 (!) milioni di copie dal suo lancio, nel 2013. Sono cifre che fanno di «GTA V» uno dei giochi più venduti di tutti i tempi, subito dopo «Minecraft».

Il gioco deve il suo successo duraturo soprattutto alla modalità multiplayer «GTA Online». Anche a dieci anni dalla sua uscita, Rockstar continua a deliziare i suoi fan con nuovi aggiornamenti per il suo mondo aperto dominato dal caos.

Al lancio di «GTA Online», però, il mondo dei gangster non sembrava così promettente. La modalità multiplayer era stata aggiunta come aggiornamento gratuito circa due settimane dopo la release di «GTA 5». Nei primi giorni e settimane la modalità, però, era quasi ingiocabile.

L’enorme afflusso di giocatori aveva sovraccaricato i server della Rockstar, causando tempi di attesa infinitamente lunghi nella lobby e mandando continuamente in crash i giochi. Chi riusciva effettivamente a entrare nel gioco si trovava di fronte una versione alfa piena di bug che non solo aveva fastidiosi malfunzionamenti, ma che poteva anche eliminare interi salvataggi del gioco.

Molti giocatori raccontavano di aver visto il loro personaggio cancellato definitivamente dal gioco senza apparente motivazione. Altri giocatori, invece, avevano perso «solamente» i loro veicoli e le loro riserve di denaro all’interno del gioco. Dal momento che tutti questi oggetti venivano acquistati con denaro vero, Rockstar Games era stata costretta a sospendere temporaneamente tutte le microtransazioni.

«Final Fantasy XIV»: un reset completo

«Final Fantasy XIV» è attualmente uno degli MMO più giocati e a ogni aggiornamento raggiunge nuovi record. Milioni di fan di Final Fantasy si collegano ogni giorno per vivere nuove avventure a Eorzea. Ma questo gioco di ruolo online esiste quasi per miracolo.

La versione originale fu pubblicata nel 2010, prima per Windows e poco dopo per Playstation 3. Il gioco fu però letteralmente fatto a pezzi su entrambe le piattaforme, sia dalla critica che dai fan di Final Fantasy. Le reazioni al gioco furono talmente negative che i server vennero completamente disattivati dopo soli due anni.

Un anno dopo la sua morte, l’epopea fantasy resuscitò come «Final Fantasy XIV: A Realm Reborn», con un nuovo motore, un nuovo team di sviluppo e un nuovo direttore del gioco: Naoki Yoshida.

Il gioco era una delusione anche a livello di tecnica di gameplay. Era inutile cercare, nella versione 1.0 di «Final Fantasy XVI», storie veramente emozionanti, missioni o un mondo che meritasse di essere esplorato. Anche il sistema di combattimento era un caos senza senso, come fosse stato progettato da persone che non avevano mai giocato a un MMO.

Il canale di YouTube «Speakers Network» riassume perfettamente l’incredibile storia della morte e della rinascita di «Final Fantasy XIV» in una serie di dieci video:

«No Man’s Sky»: chi la dura la vince

Proprio come «Cyberpunk 2077», anche «No Man’s Sky» è stato vittima delle aspettative che si erano venute a creare. Anche in questo caso, erano state annunciate in anticipo funzioni e concetti troppo ambiziosi che non si riuscì a implementare prima dell’uscita del gioco. Diversamente da «Cyberpunk 2077», però, qui i problemi in fase di lancio non possono essere attribuiti esclusivamente allo studio di sviluppo.

Il trailer prometteva un mondo di gioco praticamente infinito, generato in modo procedurale, con oltre 18 trilioni (!) di pianeti zeppi di cose da scoprire. Anche Sony fu colpita da questa idea ambiziosa. E infatti poco dopo l’annuncio si assicurarò i diritti di pubblicazione esclusivi per le console. Da lì in poi, il piccolo gioco indie venne trattato da Sony come un gioco AAA prodotto dai suoi studi first-party.

Durante importanti conferenze stampa come l’E3 2014 e l’E3 2015 veniva quindi data molto visibilità a «No Man’s Sky» nell’ambito del programma di Sony. In quelle occasioni Sean Murray, fondatore di Hello Games, era spesso sotto i riflettori e annunciava continuamente nuove funzionalità e importanti dettagli del gioco.

Come già per «Cyberpunk 2077», anche il lancio di questo gioco fu un disastro totale. Chi riuscì ad andare oltre i fastidiosi bug e i crash totali si rese subito conto che il gioco semplicemente non era finito. Al momento del lancio mancavano funzionalità ampiamente annunciate, come la possibilità di giocare e interagire con altre persone. Fu soprattutto Sean Murray a catalizzare la rabbia e la delusione del pubblico. Venne etichettato come bugiardo e impostore.

Lo youtuber Crowbcat riassume egregiamente lo stato del gioco poco dopo il lancio:

Dopo il lancio, quelli di Hello Games mantennero a lungo il silenzio. Nessuna dichiarazione ufficiale, scuse o apparizione pubblica di Sean Murray. Il team di sviluppo riunì le proprie forze e si mise a lavorare a una serie di aggiornamenti sostanziali al gioco. E ci riuscì.

A gennaio 2023 la Hello Games ha creato per la sua avventura spaziale ben 23 (!) importanti aggiornamenti completamente gratuiti. E non si vede ancora la fine. Diversamente da quelli di CD Projekt Red, alla Hello Games non si sono limitati a correggere i bug, ma hanno investito molto tempo e denaro a trasformare in realtà il progetto originale di Sean Murray. E il successo dimostra che avevano ragione: «No Man’s Sky» ha venduto oltre dieci milioni di copie.

E il bello della storia è che nel frattempo il gioco è disponibile ovunque e può essere giocato anche in VR o fuori casa, su Nintendo Switch.

Per quanto riguarda il prossimo gioco, Hello Games e soprattutto Sean Murray non si sbottonano. Non vogliono annunciare un gioco con troppo anticipo, per non ripetere gli errori compiuti con «No Man’s Sky».

«Destiny»: prima una noia mortale, poi il sequel

«Destiny» è stato il primo progetto dello studio di sviluppo Bungie, una volta usciti Microsoft nel 2007. Su questo gioco con mondi condivisi erano state riposte enorme aspettative: in fondo, questo era lo studio che con i giochi Halo aveva prodotto la trilogia di sparatutto forse più leggendaria di tutti i tempi.

Prima dell’uscita, c’era comprensibilmente un gran fermento. «Destiny» sbaragliò ogni record: nessun gioco di un franchise completamente nuovo aveva ricevuto così tanti preordini come il looter shooter di Bungie. Ma all’entusiasmo del pre-lancio seguì ben presto la depressione post-lancio.

Lo sparatutto online non aveva convinto pienamente né i fan né la critica. Su siti aggregatori di recensioni come metacritic.com il gioco aveva ricevuto solo recensioni modeste. «Destiny» non era male, ma non era nemmeno il nuovo «Halo».

Le critiche più aspre riguardavano la storia noiosa e la ripetitività del gameplay. E per questo motivo «Destiny», nonostante gli aggiornamenti con nuove armi, incursioni e storie, finì per languire nella mediocrità per mesi. Pian piano, le prime giocatrici e i giocatori più accaniti lo abbandonarono.

Immagine di copertina: CD Projekt Red

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Il mio amore per i videogiochi si è svegliato alla tenera età di cinque anni con il Gameboy originale ed è cresciuto a dismisura nel corso degli anni.


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