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È arrivato Apple TV Plus: ecco cosa devi sapere
di Luca Fontana
Apple proroga l'anno di prova gratuita per Apple TV+, che termina a novembre, di altri tre mesi. Per quale motivo? Probabilmente, per evitare che troppi utenti disdicano l’abbonamento. Investighiamo.
Buone notizie: Apple proroga l'anno di prova gratuito per Apple TV+, iniziato l'anno scorso, di altri tre mesi. Almeno questo è quello che dice TechCrunch. Apple non ha ancora rilasciato un annuncio ufficiale. Nelle ultime ore, tuttavia, portali tecnologici affidabili come The Verge e Android Authority hanno messo in giro altre voci di conferma.
Se per caso non eri a conoscenza di questa notizia, l'anno di prova è stato dato gratuitamente a tutti coloro che hanno acquistato uno dei nuovi iPhone 11 e iPad per il loro lancio nell'autunno 2019 e che l’hanno iniziato entro il 31 gennaio 2020.
Per quanto generoso possa sembrare il gesto di Apple, in realtà ci dice soprattutto una cosa: il colosso teme che il numero di abbonati subisca una forte riduzione.
In primo luogo, l'offerta Apple. Cosa significa concretamente estendere l'anno di prova di altri tre mesi?
Apple avrebbe raccontato a TechCrunch che ha deciso di muoversi in questo modo per non deludere i suoi abbonati durante i lunghi mesi invernali, che continueranno a essere segnati dalla pandemia. Apple vuole continuare a fornire ai suoi clienti contenuti di qualità da consumare sul divano.
Faccio fatica a credere che sia tutto qui.
Gli abbonati che hanno già pagato potrebbero non prenderla troppo bene. Ma niente paura, perché Apple vuole ricompensare anche gli abbonati esistenti per la loro fedeltà: anche loro beneficeranno della proroga di tre mesi dell'anno di prova.
Come prima, chiunque acquisti un nuovo prodotto Apple viene premiato con un anno gratuito di Apple TV+. In questo caso, niente proroga di tre mesi.
Comunicare i numeri ufficiali di Apple TV+ non è mai stato il punto di forza dell'azienda americana con sede a Cupertino, California. Attualmente conosciamo un solo numero:
33,6 milioni.
Si riferisce agli abbonati attuali. Lo conosciamo dal gennaio 2020 e non è mai cambiato. Ufficialmente, almeno. Apple tiene la bocca chiusa da mesi.
Non sappiamo nemmeno quanti di questi 33,6 milioni di abbonati siano effettivamente clienti paganti. La maggior parte probabilmente appartiene al gruppo di quelli che si sono iscritti per ricevere un anno gratis, come me. Il silenzio di Apple suggerisce che le cose stiano così. Tuttavia, la questione degli abbonati paganti è completamente diversa:
quanti degli abbonati non paganti rinnoveranno effettivamente il loro abbonamento alla fine dell'anno gratis?
Lo scorso maggio ho cercato di rispondere a questa domanda. La mia stima: non molti. In ogni caso, troppo pochi perché Apple TV+ possa rivelarsi utile come strumento di marketing. Che gli analisti di Apple siano giunti a conclusioni simili sembrerebbe confermato da un cambiamento di rotta annunciato a maggio. Contrariamente al piano originale, Apple non vuole più offrire esclusivamente produzioni interne su Apple TV+, ma vuole anche concedere in licenza offerte di terzi.
Il lungometraggio di Sony «Greyhound», ad esempio.
Un passo verso Netflix e Prime Video. Anche loro offrono contenuti su licenza esclusiva di terzi, che vengono poi commercializzati come «Originals», proprio come le produzioni interne. In questo modo sono in grado di aumentare l'offerta di film e serie; e più grande è l'offerta, più competitivo è il servizio di streaming.
A titolo di confronto: secondo il motore di ricerca streaming Justwatch, l’abbonamento Apple TV+ comprende attualmente 32 serie, tre film e cinque documentari. Disney+, che è stato lanciato più o meno nello stesso periodo, propone 350 serie e 500 film, Netflix offre circa 1500 serie e 2870 film.
Apple ha le spalle al muro.
Il problema di Apple non è la qualità dei contenuti. Al contrario, è il suo punto di forza, nonostante le critiche inizialmente troppo dure. La serie post-apocalittica «See» con Jason Momoa, per esempio: distrutta dalla critica, apprezzata dai fan.
Il dramma «The Morning Show» di Jennifer Aniston ha avuto un destino simile. Agli Emmy Awards – gli Oscar per le serie, in sostanza – lo show è stato nominato sette volte e ha vinto nella categoria «Miglior attore non protagonista», nonostante le critiche inizialmente feroci.
A serie più recenti, come «Defending Jacob» con Chris Evans, e la serie comedy della Premier League «Ted Lasso», è andata un po’ meglio. Critica e pubblico sembrano ugualmente soddisfatti. E tutti attendono con ansia l'ambizioso progetto fantascientifico «Foundation», previsto comunque per il 2021.
Nel frattempo Apple sembra aver ammorbidito l'umore della critica cinematografica e di serie.
Mentre Disney+, ad esempio, potrebbe competere con Apple TV+ in termini di qualità, ad Apple manca la quantità. La sua offerta è semplicemente troppo scarna. Insignificante, tra quelle degli altri instancabili servizi di streaming.
«Più è meglio». Roger Federer lo sapeva già nel 2014.
Attualmente sembra che Apple non abbia altri piani per mantenere il numero di abbonati attivi a 33,6 milioni. Almeno fino al prossimo febbraio, quando l’abbonamento si rinnoverà automaticamente per altri tre mesi. Gratis, naturalmente.
Ma che senso ha tutto questo nell’ottica del super-mega-ultra-abbonamento tutto in uno che Apple sta per rilasciare quest’autunno, l’Apple One? Come singolo abbonato avresti accesso ad Apple Music, Apple Arcade, 50 GB di spazio su iCloud e Apple TV+ al prezzo totale di CHF 18.50 al mese.
Non male. L'anno di prova per la maggior parte degli abbonati di Apple TV+ attuali terminerà quest'autunno. Ancora meglio. Tempismo perfetto.
Non voglio autoincoronarmi come il genio del marketing della situazione, ma qualcosa mi dice che l'opportunità perfetta per trasferire gli attuali abbonati di Apple TV+ al sistema Apple One sarebbe ora. Si potrebbe includere il canone di CHF 6 per Apple TV+ durante i primi tre mesi di Apple One. Apple lo sta facendo comunque; perché non iniziare con un abbonamento ridotto per Apple One? Molti probabilmente manterrebbero l'abbonamento dopo i tre mesi e continuerebbero a pagare. E così per Apple TV+.
Problema risolto.
Ma visto come stanno le cose al momento, sembra che i responsabili di Apple TV+ non sappiano nemmeno che Apple One esista. Ciò che li preoccupa di più è che gli abbonati presto potrebbero disdire il servizio; così però non risolvono il problema, lo accentuano. Perché i piani di produzione di Apple TV+ sembrano piuttosto scarni dall'agosto 2020. Per non dire terribili: non sono previste nuove serie fino alla fine dell'anno. Né film né serie. Mah!
E per la maggior parte degli abbonati attualmente non paganti, l'estensione automatica gratuita non sarebbe un buon motivo per disdire l’abbonamento.
Prima o poi dovremmo vedere una seconda stagione di «See», ma ad ora nessuno conosce la data di uscita. La seconda stagione di «Dickinson» uscirà l'8 gennaio 2021. Una terza stagione è già in fase di produzione, esattamente come la seconda stagione di «Ted Lasso» (o almeno, così sembra).
E poi?
Già, e poi nient’altro. Ad eccezione di «Foundation», il cui rilascio è previsto per l’anno prossimo. Forse Apple ha ancora in serbo qualcosa che non è pronta a svelare prima di febbraio 2021. Fino ad allora, gli abbonati non saranno «costretti» a fuggire. Chi lo sa. Forse è proprio questa la tattica di Apple. Oppure, alla fine di un anno segnato da vari lockdown, Apple non vuole essere l'unico fornitore di servizi streaming a perdere abbonati anziché guadagnarne di nuovi.
In ogni caso Apple TV+ deve ingrandirsi, e deve farlo in fretta. Altrimenti non riuscirà a evitare che tanti dei suoi abbonati disdicano. Potrà solo ritardare il suo destino di qualche mese.
La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot».