Test del prodotto

Monitor da gioco con QD-OLED: doppio test con Alienware contro Samsung

Samuel Buchmann
4.4.2023
Traduzione: Martina Russo

L’Alienware AW3423DWF e l’Odyssey OLED G8 di Samsung non sono esattamente economici, ma promettono molto. Tutti e due hanno lo stesso pannello QD-OLED. E proprio per questo ho pensato di metterli a confronto.

I monitor con tecnologia QD-OLED promettono tutti i pro dell’OLED con meno contro: livello di nero perfetto, velocità di reazione fulminea, ottima resa cromatica, buona luminosità e minor rischio di burn-in. Ho testato due modelli da 34 pollici che hanno lo stesso pannello QD-OLED di Samsung. Entrambi hanno una risoluzione di 3440 × 1440 pixel e sono ottimi per il gaming. Non mi soddisfano pienamente, invece, come strumenti di lavoro.

L’Alienware AW3423DWF di Dell è la seconda edizione di uno schermo che, da qualche tempo, è considerato il punto di riferimento per i monitor da gaming. L’Odyssey OLED G8 è un modello di Samsung appena arrivato sul mercato. Che cosa sono in grado di fare questi due gemelli separati alla nascita? In cosa si differenziano? I 200 franchi in più per il monitor Samsung sono giustificati?

Design e caratteristiche: essere o apparire?

L’AW3423DWF ha un design piacevolmente lineare per essere un monitor da videogiochi. La struttura è in plastica nera. Gli unici tocchi di colore sono un piccolo alieno e il numero «34» sul retro, che si illuminano con colori selezionabili a piacere. I bordi sottili e il supporto stabile mi piacciono. Puoi regolare l’altezza, inclinare lo schermo e ruotarlo. Come connessioni ci sono due DisplayPort 1.4, un’HDMI 2.0 e quattro USB-A 3.0.

Ma la differenza più importante è all’interno. Sebbene entrambi i monitor abbiano lo stesso pannello, Alienware lo raffredda attivamente e Samsung no. Tutti e due hanno vantaggi e svantaggi, come ti spiego più sotto. Il rivestimento a specchio sembra essere lo stesso in entrambi i monitor e in una stanza luminosa può dare fastidio. I pannelli hanno una leggera curvatura con un raggio di 1800R, che trovo confortevole.

Contrasti incredibili nei videogiochi

Già in modalità SDR posso ammirare i massacri in tutto il loro splendore. Nei dungeon più cupi riesco a identificare i dettagli dei mostri che mi aspettano al varco, nascosti nell’ombra. Il nero resta nero anche quando nelle vicinanze esplode una palla di fuoco. Se passo all’HDR, gli effetti luminosi quasi mi accecano quando la mia Incantatrice passa di livello.

HDR: mappatura tonale non pervenuta

Sfocatura da movimento: non pervenuta

Ci sono buone notizie, invece, sul fronte dei tempi di risposta. Che, come sempre negli OLED, sono eccellenti. Il Samsung ha una frequenza di aggiornamento di 175 hertz, l’Alienware di 165 hertz. A livello soggettivo non noto alcuna differenza. L’immagine appare incredibilmente nitida anche in presenza di movimenti veloci. I produttori indicano un tempo di risposta da grigio a grigio di 0,1 millisecondi, che però non sono in grado di misurare.

Compromessi nella modalità ufficio

Anche se questi schermi sono ottimi per il gaming, ciò non basta per garantire loro un posto fisso sulla mia scrivania. Perché succeda, devono eccellere anche nel lavoro. I QD-OLED non se la cavano male nemmeno in questo campo, ma qui emergono i compromessi della tecnologia a pannelli: il burn-in e come evitarlo.

Buona luminosità, uniformità e resa cromatica

La luminosità a tutto schermo del pannello in modalità SDR è di poco inferiore a 260 nit. Se fuori c’è il sole sarebbe preferibile che fosse un po’ più intensa, ma nella maggior parte delle situazioni è sufficiente. I QD-OLED sono quindi più luminosi rispetto, ad esempio, al normale pannello OLED dell’LG C2, che raggiunge appena 170 nit circa.

Le differenze tra il centro dell’immagine e gli angoli sono minime. Nell’Alienware misuro un calo di luminosità massimo del nove percento. Nel Samsung è addirittura solo del due percento: un valore incredibilmente basso. Come sempre, però, l’uniformità dei pannelli è un terno al lotto. Può variare anche da un apparecchio all’altro dello stesso modello di monitor.

Soprattutto l’AW3423DWF, già alle impostazioni di fabbrica rende i colori con grande accuratezza, purché si scelga la preselezione giusta «Autore» con il profilo colore «sRGB». Anche senza calibrazione non rilevo alcun viraggio significativo del colore. L’immagine è gradevolmente simile a quella del mio monitor grafico BenQ calibrato. Mi azzardo persino a usarlo per elaborare delle foto.

Lo schermo del Samsung è meno buono. Qui ottengo i migliori risultati con la preimpostazione «Grafica» e il profilo colore «Naturale». Con le impostazioni di fabbrica, però, l’immagine vira sul verde. Grazie al menu dettagliato posso almeno correggere questa impostazione. Anche modificando le impostazioni, con l’Odyssey OLED G8 non riesco ad avvicinarmi così tanto al mio monitor di riferimento come con l’AW3423DWF.

Aberrazioni cromatiche del QD-OLED: meno gravi del previsto

Lo schema dei subpixel dei pannelli QD-OLED può causare aberrazioni cromatiche nei bordi ad alto contrasto. La ragione di questo comportamento è stata spiegata in dettaglio dal collega Luca Fontana in questo articolo:

Il testo appare comunque un po’ meno nitido rispetto ad altri monitor, sia sul Samsung sia sull’Alienware. Questo può essere dovuto da un lato alla mediocre densità di pixel, pari a 109 pixel per pollice. Sospetto però che anche le leggere aberrazioni cromatiche contribuiscano a ridurre la nitidezza dei bordi.

Auto-dimming: l’Alienware fa rumore e il Samsung mi fa innervosire

La cattiva notizia è che l’ASBL del Samsung è tanto fastidioso quanto l’OLED Flex dell’LG e quando lo uso in ufficio mi fa davvero innervosire. Quando scrivo testi, dopo poco l’immagine diventa sempre più scura finché non muovo attivamente qualcosa. Quindi ogni tot minuti devo eseguire una piccola «routine anti ASBL» e cambiare finestra. È una tragedia? No. È una cosa fastidiosa che interrompe il flusso di scrittura? Assolutamente.

Un problema con i Mac: il ridimensionamento impossibile

Nell’uso in ufficio rilevo una limitazione sorprendente con i Mac. Il problema non riguarda solo i due monitor testati, ma tutti gli schermi con risoluzione ultrawide: non è possibile regolare le dimensioni di menu e testi, come avviene di solito.

Con i computer Windows questo problema non c’è. Lì puoi impostare il ridimensionamento come di consueto, in incrementi percentuali.

Comandi: meglio obsoleti o complicati?

A mio parere, i comandi di entrambi gli schermi non sono ottimali. L’ideale sarebbe una via di mezzo: un menu completo ma chiaro, senza bloatware e con accesso diretto a funzioni importanti come la luminosità, la sorgente di ingresso o il profilo colore. Visto che il monitor Alienware soddisfa almeno l’ultimo punto, alla fine preferisco i suoi comandi.

Verdetto: fantastici per il gaming, con Alienware in vantaggio

Sia l’Alienware AW3423DWF di Dell che l’Odyssey OLED G8 di Samsung sono monitor fantastici per il gaming. La qualità delle immagini nei giochi è una vera goduria, grazie agli ottimi livelli di contrasto e ai colori vivaci. Com’è tipico dei monitor OLED, non si notano praticamente sfocature da movimento. Il tempo di risposta e il ritardo di ingresso sono a livelli eccellenti.

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Le mie impronte digitali cambiano talmente spesso che il mio MacBook non le riconosce più. Il motivo? Se non sono seduto davanti a uno schermo o in piedi dietro a una telecamera, probabilmente mi trovo appeso a una parete di roccia mantenendomi con i polpastrelli. 


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