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Huawei vs. USA: Google vuole Huawei – e Huawei?

Dominik Bärlocher
27.2.2020
Traduzione: Leandra Amato

Google ha richiesto una deroga: il gigante della ricerca vuole lavorare con l'azienda cinese. A Huawei sorgono ora questioni strategiche.

Google ha richiesto una deroga per collaborare con Huawei, come riporta il portale commerciale Finanzen. Se Google riceve questa approvazione, nulla impedisce al Google Play Store di tornare sui dispositivi Huawei. Non si sa ancora se e quando avverrà.

Ma cosa ne pensa Huawei?

Supponiamo che Google venga autorizzato a lavorare di nuovo con Huawei e che sul Huawei P40 Pro tornino i servizi Google. Oppure che i servizi Google vengano forniti attraverso un aggiornamento «over the air» su dispositivi come il Mate 30 Pro o il Mate Xs. Huawei si troverebbe ancora una volta in una situazione precaria. Una deroga non garantisce una cooperazione illimitata e un futuro brillante.

Anche se gli Stati Uniti eliminassero Huawei dall'Entity List, che vieta alle aziende statunitensi di cooperare con l’azienda cinese, non ci sarebbe alcuna garanzia che Huawei non torni sulla lista se il governo del presidente USA in carica Donald Trump decidesse in tal senso.

Una domanda sorge spontanea: Huawei vuole tutto questo?

Non c'è motivo per cui Huawei debba essere il giocattolo di un conflitto che riguarda il gruppo basandosi esclusivamente sulla nazionalità. Ma se Huawei si aspettasse dei benefici dalla cooperazione, allora Google potrebbe tornare sui dispositivi.

L'azienda cinese ha appena dimostrato che la crescita dei profitti è possibile in tutto il mondo anche senza servizi Google. Inoltre, Huawei è economicamente abbastanza grande e influente da poter diventare una seria concorrenza per Google. L'azienda cinese sta investendo ingenti somme di denaro nello sviluppo e nell'internazionalizzazione del proprio App Store. Si è anche alleata con Xiaomi, Oppo e Vivo.

Huawei mantiene un basso profilo

La questione se e fino a che punto Huawei vuole essere il giocattolo delle macchinazioni politiche di due paesi, rimane aperta. Le dichiarazioni rilasciate dall’azienda nella recente conferenza stampa sono vaghe.

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Richard Yu non ha rilasciato alcuna dichiarazione sugli sviluppi del rapporto tra Huawei e gli Stati Uniti, ma ha sottolineato l'impegno per la galleria delle app. Un'alternativa a Google, dice, è un'opportunità sia per gli sviluppatori che per i consumatori.

Allo stesso tempo, però, le parole sono state scelte in modo tale da non poter costruire alcuna dichiarazione «Google sì/no». In passato, diversi annunci sui social media sono stati così attenuati, che un ritorno è possibile per Google o per Huawei, senza perdere la faccia. Nel frattempo, l’esenzione temporanea è stata prorogata di altri 45 giorni all'inizio di febbraio 2020. Tuttavia, questo riguarda solo le tecnologie di comunicazione rilevanti per il sistema.

Per la prima volta, Google fa qualcosa di più di un semplice lobbismo nel conflitto: invece di cercare di influenzare i politici, l'azienda ha deciso di chiedere ufficialmente una deroga. Perché? Google vuole influenzare il progresso tecnologico della Cina? Dopo tutto, tale cooperazione potrebbe dare a Google un'influenza almeno indiretta sul mercato cinese.

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Giornalista. Autore. Hacker. Sono un contastorie e mi piace scovare segreti, tabù, limiti e documentare il mondo, scrivendo nero su bianco. Non perché sappia farlo, ma perché non so fare altro.


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