Samuel Buchmann
Retroscena

Stampa fine art – parte 3: la carta

Samuel Buchmann
3.3.2024
Traduzione: Martina Russo

Spessa o sottile, opaca o lucida, liscia o strutturata: la carta non è tutta uguale. Puoi scegliere infatti tra una miriade di tipi e fornitori. Ho provato dieci diverse carte fine art e ti dico volentieri quali raccomando.

Trovare la carta giusta è una delle decisioni più importanti nella stampa fine art. Infatti, influenza come apparirà l’immagine, sia a livello estetico che tattile. Per di più, tra 50 anni potrai mostrare ai tuoi nipoti una stampa realizzata su carta di alta qualità e sembrerà appena stampata. Una foto stampata da fornitori online spendendo poco, invece, sarà già sbiadita da tempo.

Da cosa si giudica una buona carta? Quali tipi di carte diverse esistono? E quale carta è adatta a quale impiego? La terza e ultima parte della mia serie risponde proprio a queste domande. Se vuoi recuperare le parti uno e due, le trovi qui:

Che cosa rende buona una carta

Oltre alla durevolezza, le carte fine art soddisfano anche altri criteri:

Produrre queste carte è un processo lungo e impegnativo. Il leader di mercato tedesco Hahnemühle le produce dal 1584 in Germania. Il fatto che la produzione avvenga in Europa è un altro motivo per cui le carte sono lievemente più costose rispetto a quelle di Canon ed Epson. Ma è un sovrapprezzo che vale la pena pagare, come vedrai tra poco.

Panoramica dei tipi di carta

Le carte fine art si possono classificare partendo da quattro caratteristiche diverse:

Breve test su 10 carte

Per il mio articolo ho acquistato varie carte, sia dai due produttori di stampanti Canon ed Epson sia da Hahnemühle. Di ciascun marchio, ho provato una carta lucida, una opaca liscia e una opaca testurizzata. E come bonus, una carta esotica ottenuta dal bambù. Non ho un metodo di prova scientifico. Pertanto, le impressioni che riporto di seguito sono assolutamente soggettive.

La FineArt Baryta di Hahnemühle è una delle mie preferite di questa serie. Si tratta di una carta di un bianco brillante in alfa-cellulosa, lucida ma non troppo. Sotto al rivestimento di solfato di bario si nota una minima texture, ma non troppo evidente. Grazie al punto di bianco luminoso, la resa cromatica è eccellente e anche il nero risulta intenso. Si tratta di un’ottima carta universale su cui viene bene quasi ogni soggetto.

Conclusioni: vale la pena spendere per una buona carta

Immagine di copertina: Samuel Buchmann

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Le mie impronte digitali cambiano talmente spesso che il mio MacBook non le riconosce più. Il motivo? Se non sono seduto davanti a uno schermo o in piedi dietro a una telecamera, probabilmente mi trovo appeso a una parete di roccia mantenendomi con i polpastrelli. 


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